
Le imprese italiane temono il peggio: sette su dieci si stanno attrezzando per contrastare gli effetti negativi dei possibili dazi Usa. È quanto dice un recente sondaggio di Unioncamere e Centro studi Tagliacarne. Sebbene le vendite italiane negli States rappresentino una quota significativa del nostro export, la capacità di diversificazione dei mercati (11 quelli mediamente raggiunti dalle aziende italiane) potrebbe contenere almeno in parte il peso delle nuove barriere economiche.
Innanzitutto, i possibili dazi dell’Amministrazione Trump avrebbero come conseguenza logica e immediata la riduzione dell’export (il 56 per cento delle imprese che subiscono un impatto da queste politiche indica questa limitazione). Ma ci sarebbe anche un aumento dei costi di approvvigionamento. E poi la riduzione delle vendite di beni intermedi e semilavorati che sono incorporati in prodotti di altri paesi per il mercato Usa. Circa un’impresa su cinque si aspetta inoltre un aumento della concorrenza da parte di altre imprese che potrebbero spostare i mercati di vendita dagli Stati Uniti all’Ue.
Tornando però al dato di partenza, sette imprese su dieci sono pronte a rispondere, aumentando i prezzi di vendita (ipotesi dichiarata dal 33 per cento delle aziende), ricercando nuovi mercati nella Ue (25 per cento) o extra-UE (18 per cento), aumentando/spostando la produzione negli Usa (lo dichiara solo il 3 per cento).
I dazi avrebbero un impatto pesante anche per la Sardegna, in particolare per la provincia di Sassari. L’Italia è infatti il Paese con la più alta quota di imprese esportatrici verso gli Usa (22,3 per cento) dopo la Francia (22,6 per cento). Dopo Irlanda e Finlandia siamo poi al terzo posto per valore dell’export delle imprese (circa 65 miliardi di euro nel 2024) verso gli Stati Uniti sul totale dell’export italiano (10,8 per cento). Complessivamente, il 2,9 per cento del fatturato delle aziende Made in Italy è generato dall’export negli Usa, ma con dei picchi notevoli a livello provinciale. Tra le province al top c’è anche Sassari, che esporta il 7,6 per cento del fatturato locale (al primo posto Trieste con il 36 per cento, ma le altre province maggiormente toccate da eventuali dazi sono quasi tutte intorno all’8 per cento dei prodotti venduti all’estero).