Ue, imprese in ritardo con la digitalizzazione

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Negli Stati dell’Unione europea le imprese non stanno al passo con la tecnologia e la digitalizzazione. Secondo i risultati di “The Digital Economy and Society Index” (DESI), pubblicati dalla Commissione europea, gli Stati membri hanno compiuto progressi nei loro sforzi di digitalizzazione ma stentano ancora a colmare le lacune in termini di competenze digitali, digitalizzazione delle Pmi e diffusione di reti 5G avanzate. I risultati mostrano che, sebbene la maggior parte degli Stati membri stia avanzando nella trasformazione digitale, le imprese stentano tuttora ad adottare tecnologie digitali fondamentali, come l'intelligenza artificiale (IA) e i big data. Finlandia, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia restano all'avanguardia dell'Ue. Ma anche questi paesi presentano lacune in settori chiave: la diffusione di tecnologie digitali avanzate quali l'IA e i big data, che rimane al di sotto del 30% e molto lontana dall'obiettivo del decennio digitale del 75% per il 2030; la diffusa carenza di personale qualificato, che rallenta il progresso generale e porta all'esclusione digitale.

Sussiste una tendenza generale positiva alla convergenza: il livello di digitalizzazione dell'Ue continua a migliorare e gli Stati membri partiti dai livelli più bassi crescono a un ritmo più rapido recuperando terreno a poco a poco. In particolare, l'Italia, la Polonia e la Grecia hanno migliorato notevolmente i loro punteggi DESI negli ultimi 5 anni, realizzando investimenti consistenti grazie a una maggiore attenzione politica al digitale, anche con l'aiuto dei finanziamenti europei.

Solo il 54% degli europei di età compresa tra i 16 e i 74 anni possiede almeno competenze digitali di base: l'obiettivo del decennio digitale è di arrivare almeno all'80% entro il 2030. Inoltre, sebbene tra il 2020 e il 2021 siano entrati nel mercato del lavoro 500.000 specialisti di Tecnologie per l'Informazione e la Comunicazione (TIC), i 9 milioni di specialisti dell'Ue sono ben al di sotto dell'obiettivo di raggiungere i 20 milioni di specialisti di TIC entro il 2030 e non sono sufficienti a rimediare alla carenza di personale qualificato che sta affliggendo le imprese. Nel 2020 oltre metà delle imprese dell'Ue (il 55%) segnalava difficoltà nel coprire i posti vacanti di specialisti in TIC. Solo il 55% delle PMI dell'UE ha almeno un livello elementare di digitalizzazione (a fronte di un obiettivo di almeno il 90% entro il 2030), il che indica che quasi la metà delle PMI non si avvale delle opportunità create dal digitale. Tale carenza rappresenta un pesante ostacolo alla ripresa e alla competitività delle imprese dell'Ue.

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Ricerca e innovazione
29/07/2022