Occupazione giovanile, i vantaggi del servizio civile

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Lavoro

Il Servizio civile innalza i livelli di occupazione e occupabilità, riduce il tasso di inattività, aiuta a riorientare le scelte professionali dei giovani che vi partecipano. Tutto questo a prescindere dal background familiare di provenienza. È quanto emerge da uno studio dell’INAPP in corso di pubblicazione e presentato nei giorni scorsi nel corso del webinar “Il Servizio civile universale: un’opportunità per i giovani” organizzato dall’Istituto per l’analisi delle politiche pubbliche in collaborazione con il Forum nazionale del Terzo settore e Arci Servizio civile.

L’INAPP ha costruito un “indice di occupabilità” ricavato da quattro macro-aree (formazione, attivazione, esperienze, mobilità), tale indice mostra un incremento del 12% per i volontari dopo il Servizio Civile.

Inoltre, il 60% dei volontari risulta occupato a due anni dall’esperienza, il 50,1% tra i volontari ex-neet (persone non impegnate nello studio, né nel lavoro né nella formazione); il tasso di inattivi scende dal 10% all’1,2% e, infine, il 67% dei volontari lo ritiene utile per il proprio progetto professionale, mentre il 20% ha cambiato idea sul proprio futuro durante tale esperienza. L’analisi dell’INAPP sembra, dunque, confortare le scelte effettuate con il recente Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che colloca il Servizio civile fra le misure di politica attiva del lavoro strategiche per l’occupazione giovanile tanto da investire 650 milioni di euro per il prossimo triennio. Un riconoscimento al Servizio civile che dal 2002, anno dell’introduzione della misura, ha coinvolto oltre 500mila volontari su tutto il territorio nazionale.

Sul fronte dell’occupazione si conferma l’incidenza rilevante dell’area geografica e del titolo di studio, al punto che i giovani neet del Nord arrivano a registrare un 77% di occupati a due anni di distanza. Il livello di occupabilità dopo lo svolgimento del servizio civile, invece, aumenta in modo ampio e trasversale, indipendentemente dai profili socio-anagrafici dei volontari dai livelli di occupabilità di partenza (+12%).  Tuttavia, è importante evidenziare come l’aumento dei livelli di occupabilità riguardi oltre la metà dei soggetti (il 54%), poco più del 20% ha mantenuto livelli stabili e meno del 25% registra una lieve diminuzione. Inoltre, l’aumento dell’occupabilità è trasversale rispetto ai livelli di partenza, anche chi proveniva da livelli “bassi” o “molto bassi”, dopo il Servizio civile, fa registrare livelli di inserimento lavorativo piuttosto elevati. Questo risultato mostra come l’effetto positivo del Servizio civile sull’occupabilità si distribuisca in maniera abbastanza omogenea su tutti i volontari coinvolti e non dipenda dal livello di occupabilità in partenza.

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Formazione e risorse umane
20/05/2021