Maxwell’s Daemons, la ricerca sulle molecole diventa un videogioco

Browse
Ricerca e Innovazione

La ricerca sulle molecole diventa un videogioco. Si chiama Maxwell’s Daemons ed è il progetto di tre ricercatori in chimica dell’Università di Sassari. Per portarlo a termine il gruppo ha lanciato una campagna di raccolta fondi sulla piattaforma Kickstarter. La loro idea è lo sviluppo di un videogioco per conoscere ed esplorare il mondo atomico. Per vivere un’esperienza straordinaria, imparare nozioni scientifiche e immergersi in un universo che finora solo i microscopi elettronici più sofisticati sono riusciti a mostrarci. Protagonisti dell’iniziativa sono tre ricercatori in Chimica fisica dell’Università di Sassari: Alberto Maria Pintus, Andrea Gabrieli e Federico Pazzona.

L’idea è nata all’inizio del 2019. La ricerca in Italia è condizionata dalla cronica scarsità di fondi, e perseguire la carriera accademica richiede spesso di emigrare. Dal momento che i tre ricercatori avevano deciso di rimanere nella loro terra, il capo del loro gruppo di ricerca li ha incoraggiati a ideare un modo diverso di proseguire il loro lavoro scientifico. I tre hanno deciso allora di portare i temi della loro ricerca fuori dalle mura accademiche, trasformandoli in un videogioco accessibile a tutti. Si chiama Maxwell’s Daemons ed è uno shooting game, ossia uno sparatutto, ambientato nel mondo molecolare. L’idea ambiziosa, potrà essere realizzata solo se si reperiranno i fondi. Per questo dal 7 luglio gli ideatori hanno attivato una campagna di crowfunding sul sito Kickstarter con l’obiettivo di raggiungere 35mila euro e far uscire il gioco nel 2021 sulla piattaforma online Steam.

«Vogliamo mostrare alle persone la bellezza che abbiamo visto in anni di ricerca accademica», spiega Pintus, che per produrre il videogioco ha creato insieme ai colleghi la software house Boltzbrains. «In ogni millimetro del nostro mondo c’è un intero universo, dovresti solo riuscire a rimpicciolirti abbastanza per poterlo esplorare», aggiunge Andrea Gabrieli. Ed è con questa idea che nasce Maxwell’s Daemons. Il gioco parte da un presupposto fantascientifico: rimpicciolirsi per viaggiare fra gli atomi. Ma poi segue rigidi criteri scientifici. Il videogioco riproduce infatti quello che ci restituiscono i microscopi elettronici. Gli esseri che si trovano all’interno dell’universo di Maxwell’s Daemons sono ispirati a composti chimici che esistono davvero, e per affrontarli è necessario padroneggiare alcune nozioni di chimica e fisica.

«Abbiamo deciso di prendere tutto quello che abbiamo imparato in questi anni e di trasformarlo in qualcosa di accessibile, qualcosa che tutti possano vivere», racconta ancora Pintus. E il videogioco può essere anche un valido aiuto all’insegnamento della chimica e della fisica. «Abbiamo notato che molti videogame educativi sono privi di attenzione alla grafica e alle dinamiche di gioco – spiega Pazzona – così abbiamo pensato di crearne uno che fosse una vera avventura, con una ambientazione ricca e una precisa atmosfera».

Immergendosi nel mondo di Maxwell’s Daemons si acquisiscono in maniera del tutto intuitiva numerosi concetti scientifici di base, semplicemente perché si vedono all’opera. E una voce guida accompagna il giocatore durante la missione, spiegando le cose in maniera accattivante. «La nostra idea è che, al di là di alcune conoscenze di base che si acquisiranno da subito, ognuno possa decidere il livello di approfondimento scientifico della sua esperienza di gioco», aggiungono i tre studiosi, per i quali «il mondo molecolare è troppo affascinante per restare confinato dentro i circoli accademici».

Argomenti
Ricerca e innovazione
14/07/2020