Lavoro, ora le aziende italiane guardano alle competenze digitali

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Secondo studi di recente pubblicazione, il 70,3% delle imprese ha investito nella trasformazione digitale. Di queste, oltre il 40% ha posto attenzione sul capitale umano. Il 37,8% ha dichiarato di aver investito nella formazione del personale e il 2,9% ha pianificato assunzioni. Le figure digitali più richieste sono state Application Developer (9%), Ict Account Manager (8%), Business Analyst (8%), Digital Media Specialist (4%) e Ict Consultant (4%). Questo conferma la convinzione, ormai già diffusa, che le competenze digitali saranno sempre più centrali nei processi di assunzione promossi dalle aziende, anche come conseguenza del crescente utilizzo delle tecnologie digitali che ha avuto come leva la crisi Covid-19. Basti pensare che tra marzo e maggio scorsi le vendite via e-commerce hanno vissuto un boom che testimonia come la tecnologia possa essere il traino per uscire dalla crisi.

Con la ripresa economica che seguirà la recessione prevista per quest’anno, saranno dunque promossi nuovi investimenti finalizzati a sostenere la trasformazione digitale. Tuttavia l’Italia deve fare i conti con un gap rispetto al resto dell’Europa evidenziato dai dati del Digital Economy and Society Index (DESI) elaborato dalla Commissione Europea. Nel 2019, la forza lavoro in Italia con competenze superiori a quelle di base è risultata riguardare una quota del 26,2%, molto inferiore al 38,7% della media Ue, con un divario sempre più marcato negli ultimi quattro anni.

Secondo l’analisi delle competenze digitali nelle imprese in Italia, a cura di Unioncamere e Anpal, nell’ambito degli investimenti in tecnologie digitali più di una impresa italiana su due ha promosso investimenti tech nel quinquennio tra il 2015 e il 2019.

Analizzando i dati, nel 2019 le entrate previste nelle MPI sono state caratterizzate dalla richiesta:

· per il 58,6% di competenze digitali come l’uso di tecnologie internet e la capacità di gestire e produrre strumenti di comunicazione visiva e multimediale;

· per il 51,2% della capacità di utilizzare linguaggi e metodi matematici e informatici per analisi e organizzazione di informazioni qualitative e quantitative;

· per il 36,0% della capacità di gestire soluzioni innovative nell’ambito di Impresa 4.0, applicando tecnologie robotiche, big data analytics, internet of things ai processi aziendali.

L’analisi per settore evidenzia come sia l’industria manifatturiera (22,3%) ad investire di più nella robotica, o che le Public utilities (energia, gas, acqua, ambiente) investono un po’ in tutti gli ambiti della trasformazione digitale (ad esclusione di robotica, Digital marketing e Big data), mentre più omogeneità per la sicurezza informatica.

Ovviamente, in tutti gli ambiti, la propensione agli investimenti in trasformazione digitale risulta e direttamente collegata alla dimensione aziendale. Nelle medie e grandi imprese il 60% circa investe in formazione digitale per le risorse umane, segue il 55,3% delle imprese tra i 50 e i 249 dipendenti, il 46,5% delle imprese tra i 10 e 49 dipendenti e il 33,1% delle microimprese.

Argomenti
Formazione e risorse umane
31/08/2020