Lavoro, il 2022 parte "col segno +". Ancora in affanno servizi, turismo e commercio

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lavoro e dati

Il mercato del lavoro segna un buon inizio 2022, con la crescita generale delle assunzioni, salvo il settore dei servizi, con turismo e commercio ancora in affanno a seguito delle restrizioni anti covid. Secondo i dati pubblicati nell’analisi redatta congiuntamente dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, dalla Banca d'Italia e dall'Anpal sfruttando come fonti le Comunicazioni obbligatorie e le Dichiarazioni di immediata disponibilità al lavoro, nei primi due mesi dell’anno il saldo tra assunzioni e cessazioni è risultato positivo, con circa 22 mila nuovi posti di lavoro attivati. Si è indebolita la dinamica degli impieghi a termine che aveva trainato la ripresa nel 2021; i rapporti di lavoro a tempo determinato continuano tuttavia a rappresentare circa la metà delle attivazioni nette.

Prosegue l’andamento negativo dell’apprendistato mentre si mantengono sui valori raggiunti alla fine del 2021 le attivazioni di contratti a tempo indeterminato, incluse le trasformazioni di impieghi già esistenti (esclusi i fattori stagionali). Con la progressiva rimozione dei vincoli introdotti durante le fasi più acute della pandemia, sono cresciute anche le cessazioni di contratti a tempo indeterminato, pur evidenziando dinamiche eterogenee tra settori. Al netto dei fattori stagionali, tra gennaio e febbraio i licenziamenti sono stati in media 40.000 al mese (erano quasi 50.000 prima della pandemia); sono tornati sui livelli pre-pandemici nei servizi, mentre sono rimasti contenuti nell’industria, dove la fase ciclica ancora positiva ha sospinto le dimissioni e le transizioni da un impiego all’altro.

All’inizio dell’anno la crescita dell’occupazione femminile si è quasi azzerata, risentendo della flessione della domanda di lavoro in alcuni dei settori in cui è maggiore la presenza delle donne, come il turismo e il commercio. L’andamento positivo della manifattura e delle costruzioni continua a offrire opportunità di impiego rivolte soprattutto agli uomini. Il rallentamento dei primi mesi del 2022 ha interessato sia il Centro Nord sia il Mezzogiorno con andamenti eterogenei tra le diverse zone del Paese. Nelle aree centrali e settentrionali la crescita dell’industria ha sostenuto la domanda di lavoro, ma la recrudescenza dei contagi ha penalizzato il turismo invernale, concentrato nelle aree montane.

In alcune regioni meridionali, caratterizzate da una minore vocazione industriale, l’espansione della manifattura non ha compensato la debolezza dei flussi turistici dei primi due mesi dell’anno. In Basilicata, Campania e Puglia i saldi occupazionali sono stati inferiori a quelli dello stesso periodo del 2021. In Calabria e Sicilia la crescita delle attivazioni nette è stata trainata dalla forte accelerazione delle costruzioni, che incidono per circa il 40 per cento sul totale dei posti di lavoro creati, quasi il doppio rispetto alla media nazionale. In Sardegna le attivazioni di nuovi contratti sono state 20.183 contro 20.135 cessazioni, determinando un saldo negativo di -122 assunzioni. In particolare si è registrato un saldo positivo per le assunzioni a tempo indeterminato (+233), negativo per i contratti a tempo determinato (-260) e per l’apprendistato (-95).

Per quanto riguarda i dati sulla disoccupazione, il numero di disoccupati, cresciuto nella prima fase della pandemia soprattutto tra le donne, si è ridotto nel corso del 2021. Nel complesso dell’anno scorso il numero di uscite dallo stato di disoccupazione ha superato quello delle entrate, determinando un calo del numero di persone disponibili al lavoro di circa 338.000 unità.

Grazie alla ripresa delle assunzioni, soprattutto nella seconda metà dell’anno, nella media del 2021 il numero di persone che trova un impiego uscendo dalla disoccupazione è aumentato di quasi il 50 per cento sull’anno precedente ed è tornato ai valori del 2019.

La dinamica della disoccupazione amministrativa risente anche del numero di nuovi ingressi che, ridottosi di quasi il 40 per cento nel 2020, ha ripreso gradualmente a crescere nel 2021, sospinto anche dal miglioramento delle prospettive occupazionali. La risalita ha interessato anche le fasce più istruite della popolazione, suggerendo l’esistenza di ampi margini ancora inutilizzati di forza lavoro. A gennaio 2022 circa 100.000 persone hanno compilato una nuova DID dichiarando di essere immediatamente disponibili a lavorare; di queste oltre 15.000 erano laureate (circa 10.000 nel Centro Nord e 5.000 nel Mezzogiorno).

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Formazione e risorse umane
29/03/2022