Istat: "Nell'anno del Covid decessi aumentati del 9%"

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La pandemia di covid-19 è piombata come uno tsunami sul nostro Paese, facendo schizzare verso l’alto gli indici di mortalità. Secondo i dati rilevati, analizzati e diffusi dall’Istat, il numero di morti totali in Italia, indipendentemente dalle cause, dal 1° gennaio al 30 settembre 2020 è aumentato del 9% rispetto alla media degli anni 2015-2019. Una crescita dei decessi concentrata soprattutto al Nord, che segna un +18,6%, contro il +1,1% del Centro Italia e il +0,3% del Mezzogiorno.

Considerando l’andamento dei decessi per il complesso delle cause, si può constatare come nel primo bimestre del 2020, in tutta Italia, la mortalità fosse inferiore rispetto alla media del periodo 2015-2019. A partire da marzo e fino a maggio, mesi caratterizzati dalla prima ondata di covid-19, si evidenzia un’inversione di tendenza della mortalità rispetto al primo bimestre dell’anno, soprattutto nelle aree più colpite dalla pandemia. A livello territoriale è il Nord l’area in cui si registra il cambio più marcato, con un aumento del 60,5%; in particolare, in Lombardia si passa da una diminuzione dei decessi del 5,6% del bimestre gennaio-febbraio 2020 a un aumento del 111,0% nei tre mesi successivi. A giugno e luglio l’effetto della prima ondata della pandemia sulla mortalità sembra esaurirsi: si registra un livello di decessi inferiore alla media 2015-2019 dello stesso periodo. Nel bimestre agosto-settembre, in concomitanza con lo sviluppo della seconda fase dell’epidemia Covid-19, il numero dei morti per il complesso delle cause torna a essere generalmente superiore alla media 2015-2019 dello stesso periodo. La seconda fase si caratterizza per una distribuzione dei casi Covid-19 su tutto il territorio nazionale; anche l’eccesso di mortalità totale, rispetto ai 5 anni precedenti, riguarda tutte le ripartizioni, con incrementi generalmente più sostenuti nelle regioni del Centro-sud. Tra le aree che registrano un incremento almeno del 5% si segnalano la Sardegna (8,9% di decessi in più rispetto alla media 2015-2019), la Puglia (7,8%), la Toscana (7,4%), l’Umbria (6,1%), Sicilia (5,7%) e la Calabria (5%). Le uniche regioni del nord che raggiungono o superano la soglia di incremento del 5% sono la Valle d’Aosta e il Veneto.

Per quanto riguarda i contagi, l’Istat ha rilevato che tra febbraio e il 30 novembre 2020 sono stati diagnosticati dai Laboratori di Riferimento regionale 1.651.229 casi positivi di covid-19, riportati al Sistema Nazionale di Sorveglianza Integrata dell’ISS entro il 20 dicembre 2020. La prima ondata della pandemia, compresa nel periodo da febbraio alla fine di maggio 2020, si è caratterizzata per una rapidissima diffusione dei casi e dei decessi e per una forte concentrazione territoriale, prevalentemente nel nord del Paese. Da giugno a metà settembre (fase di transizione) la diffusione è stata inizialmente molto contenuta, ma alla fine di settembre si sono registrati focolai sempre più numerosi in tutto il Paese. A partire dalla fine di settembre 2020 (seconda ondata), i casi sono di nuovo aumentati con un ritmo esponenziale su gran parte del Paese e solo da metà novembre si è osservato un calo dell’incidenza. Nella seconda ondata è rimasta invariata la prevalenza della componente femminile (54%), ma è diminuita la classe di età mediana dei casi: 45-49 anni rispetto a 60-64 anni della prima ondata. È calato in percentuale il dato dei contagi registrato nella popolazione molto anziana (80 anni e più), che è passato da 26% della prima ondata, a 8% della seconda. Una diminuzione in gran parte dovuta all’aumentata capacità diagnostica tra le classi di età più giovani e nelle persone con sintomi meno severi.

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Ricerca e innovazione
31/12/2020