Istat: gli effetti della pandemia sul lavoro

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Lavoro

Se qualcuno nutrisse qualche dubbio sull’effetto che la pandemia da covid 19 ha avuto sull’occupazione, può trovare risposte nel “Rapporto annuale sul mercato del lavoro 2020”, analisi approfondita rutto della collaborazione sviluppata nell'ambito dell'accordo quadro tra ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Istat, Inps, Inail E Anpal, pubblicato ieri dall’Istituto nazionale di statistica.

Il verdetto dei dati è implacabile: la perdita di occupazione registrata tra febbraio e giugno 2020 è pari a -542 mila unità, ed è stata per metà recuperata tra luglio e novembre con un bilancio complessivo di 300 mila occupati in meno rispetto a febbraio. Analizzando le stime mensili degli occupati si evince una sostanziale stagnazione nei primi due mesi del 2020, una forte caduta soprattutto a marzo e aprile, deboli segni di ripresa da luglio a novembre, dovuti probabilmente all’alleggerimento delle misure di lockdown, agli interventi a sostegno delle attività economiche e, più in generale, al dispiegarsi di processi di apprendimento e adattamento. Le flessioni si sono concentrate soprattutto tra i dipendenti a termine e, in misura inferiore, tra gli indipendenti, a fronte di un incremento dello stock di dipendenti a tempo indeterminato.

«Questo provvisorio bilancio risente della natura dei provvedimenti di sostegno dell’occupazione, con la presenza di un’ampia gamma di ammortizzatori sociali, scaricandosi di più sulle ore lavorate, che hanno svolto un ruolo di “spugna” sui livelli di occupazione: si tratta di un elemento distintivo che, insieme al carattere intenso e di brevissimo periodo del ciclo pandemico, rende decisamente straordinaria questa fase congiunturale», spiega il Rapporto. «Nel nostro Paese, e in buona parte dei paesi europei, gli effetti della crisi sulla dinamica delle ore lavorate sono stati determinati principalmente dalla riduzione delle ore effettivamente lavorate pro capite e dagli occupati assenti dal lavoro. Questi si sono combinati con specifici effetti settoriali e di filiera (conseguenza diretta e indiretta delle misure di contenimento) e con le caratteristiche del tessuto economico italiano: elevato peso ed eterogeneità dei lavoratori indipendenti, prevalenza di imprese di piccole dimensioni e a conduzione familiare, concentrazione in settori dei servizi che hanno risentito di più delle restrizioni alla mobilità imposte dalla crisi del covid 19, elevate ore lavorate pro capite, informalità, difficoltà di accesso al lavoro per giovani e donne, un ridotto tasso di occupazione, una intrinseca rigidità e fragilità».

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Formazione e risorse umane
26/02/2021