
Si tratta di tipologie di impresa che finora non avevano ottenuto un particolare riconoscimento normativo. Negli ultimi mesi però la situazione è cambiata, come lo sono state le prospettive di sviluppo. Sono le imprese culturali e creative (ICC), che trovano una nuova e compiuta disciplina nella legge 27 dicembre 2023 n.206 (Made in Italy). Secondo l’articolo 25 sono tali imprese e società, alle quali si applica la disciplina del Libro V del Codice Civile, ma anche i lavoratori autonomi che svolgono in via esclusiva o prevalente attività di creazione, promozione e diffusione di prodotti culturali. Si aggiungono poi soggetti privati che svolgono attività economiche di supporto, ausiliarie o comunque strettamente funzionali, gli enti del terzo settore, le imprese sociali e le associazioni che svolgono attività culturali in forma di impresa. In più vi sono le start up innovative culturali e creative regolarmente iscritte alla sezione speciale delle imprese culturali e creative. Viene inoltre istituita un’apposita sezione nel registro delle imprese. La legge prevede anche la creazione presso il Ministero della Cultura l’albo delle imprese culturali e creative di interesse nazionale.
Successivamente sono stati emanati alcuni decreti ministeriali attuativi. L’ultimo, dello scorso 18 dicembre (pubblicato il 21 gennaio 2025), è il Decreto ministeriale n. 460, che prevede (entro 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto) l’istituzione presso la Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura proprio dell’albo. Le imprese che verranno qui inserite potranno utilizzare la denominazione “di interesse nazionale”. Ma prima ancora, il 28 ottobre sempre dello scorso anno, era stato definito il decreto interministeriale (del Ministero della Cultura e del Ministero delle Imprese) n. 402, che norma nel dettaglio le modalità e le condizioni per il riconoscimento (o della revoca) della qualifica di impresa culturale e creativa. Requisito essenziale è l’iscrizione nella sezione (da istituire entro 60 giorni da parte delle Camere di Commercio) del registro delle imprese, che consente di utilizzare la dicitura “impresa culturale e creativa” o “ICC” nella denominazione sociale, nelle comunicazioni sociali e in ogni altra documentazione.
Si attendono ora i primi bandi di finanziamento, che necessariamente dovranno tenere conto di tutta la normativa e premiare le imprese qualificate come ICC e ICC di interesse nazionale.