Emergenza Coronavirus, l'Italia prova a ripartire. Via alla Fase 2, ecco il nuovo Dpcm

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Il virus non è sconfitto e il pianeta dovrà conviverci ancora a lungo. L’Italia, secondo Paese al mondo ad aver conosciuto la violenza del contagio da Covid-19 e a farne le spese non solo sul piano sanitario ma anche dal punto di vista socio-economico e occupazionale, sceglie la via della prudenza. A una settimana esatta dall’avvio della cosiddetta Fase 2, il governo Conte sceglie una ripartenza soft, assai graduale, e mantiene come regola di base della convivenza il distanziamento sociale.

Impossibile prospettare un ritorno alla normalità, si prova ad allentare la pressione psicologica dal livello prescrittivo-repressivo che ha caratterizzato sinora il lockdown a un livello basato di più sulla fiducia e sulla responsabilità individuale. Un credito che gli italiani si sono conquistati sul campo, rispondendo con grande civiltà e obbedienza ai limiti imposti al vivere normale dalle regole sintetizzate mediaticamente dall’hashtag #iorestoacasa.

Ma sul piano pratico la Fase 2 sarà se possibile ancora più difficile, perché se da un lato saranno di più le occasioni per uscire dalla propria abitazione e ripartiranno a scaglioni buonissima parte delle attività produttive prima che l’economia nazionale collassi, dall’altro l’avvertimento è chiaro: se qualcosa non dovesse funzionare, se non prevarrà il buonsenso, se dell’apertura di credito si dovesse fare abuso, i dati dell’emergenza sanitaria potrebbero peggiorare ancora, perché il Coronavirus è tutt’altro che sconfitto. E una nuova ondata del contagio imporrebbe un lockdown ancora più severo.

Sono queste le premesse sulla base delle quali il premier Giuseppe Conte nella tarda sera di domenica 26 aprile ha firmato un nuovo Dpcm per dettare le regole della Fase 2. Annunciandolo in una conferenza stampa trasmessa in diretta da tutte le televisioni nazionali, il presidente del consiglio dei ministri ha premesso che gli italiani dovranno convivere a lungo con mascherine, guanti e gel. E anche dopo il 4 maggio, quando si allargheranno le maglie delle restrizioni, dovranno fare a meno di abbracci e strette di mano. Saranno però permesse le visite ai familiari, purché non si trasformino in rimpatriate, mentre saranno ancora vietati gli spostamenti da regione a regione, anche se sarà «consentito il rientro al proprio domicilio, abitazione o residenza». Sarà possibile uscire di casa per lavoro e fare acquisti. Lunedì 27 aprile riaprono i cantieri pubblici e il 4 maggio quelli privati. E riapriranno mano a mano anche parchi, negozi e ristoranti, tutte categorie di luoghi pubblici e attività economiche che dovranno seguire nuovi e scrupolosi protocolli a garanzia della sicurezza di lacoratori e clienti.

Si riparte dal 27 aprile con le attività produttive e industriali prevalentemente votate all’export e i cantieri per carceri, scuole, ospedali, edilizia popolare e interventi di prevenzione dal dissesto idrogeologico. Come stabilito dal protocollo firmato dalle parti sociali al Ministero delle Infrastrutture, ci saranno un serie di precauzioni: misurazione della temperatura all’accesso del cantiere, accesso contingentato a mense e spogliatoi, pulizia giornaliera e sanificazione periodica delle aree comuni. Idem per il commercio all’ingrosso funzionale ai settori dell’export e all’edilizia.

Dal 4 maggio partono tutte le attività di manifattura, il commercio all’ingrosso e i cantieri privati. Questa settimana servirà per predisporre gli ambienti di lavoro alle nuove condizioni. Tra sette giorni si potrà andare anche a comprare il cibo da asporto, da consumare a casa o in ufficio, e può ripartire l’attività motoria individuale anche distante da casa. Dal 4 maggio via libera anche ad allenamenti dei professionisti per le discipline individuali, mentre per gli sport di squadra si attenderà il 18 maggio. Il 4 maggio è anche la data in cui si permetterà che all’aperto stia stare vicino un numero molto limitato di persone, se componenti di una stessa famiglia. Resteranno chiuse le aree per i bambini.

Il commercio al dettaglio ripartirà il 18. Si intende evitare che ci siano orari di punta, prevedendo aperture e chiusure diverse fra le varie attività. Parrucchieri ed estetisti dovranno aspettare il primo giugno. I musei riaprono il 18 maggio. La data giusta per i ristoranti dovrebbe essere il primo giugno. La Fipe, la Federazione italiana pubblici esercizi, ha approvato un protocollo che prevede un metro di distanza tra i tavoli, porte di ingresso e uscita differenziate, pagamenti preferibilmente digitali al tavolo, pulizia e sanificazione.

Le aperture e chiusure diversificate in funzione “anti ora di punta” imporranno la rimodulazione del trasporto pubblico, che comunque in determinate fasce orarie dovrà essere potenziato. Sono previsti termoscanner in tutte le stazioni e negli aeroporti, a bordo di qualsiasi mezzo sarà obbligatorio il distanziamento dei passeggeri, l’uso delle mascherine, i biglietti elettronici, il contingentamento degli accessi.

Dal 4 maggio, ancora, sarà possibile far visita ai parenti, ma non saranno permesse le riunioni di famiglia. Ancora in ballo la decisone sull’autocertificazione per gli spostamenti nel comune. Resta il divieto di spostamento al di fuori della regione, «salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute». Non c’è nessun via libera alle messe, ma dal 4 maggio saranno permessi i funerali con la presenza al massimo di 15 familiari del defunto. Gli studenti non torneranno sui banchi fino a settembre. Il governo sta lavorando per definire le modalità per far svolgere «in presenza, ma in piena sicurezza» gli esami di Stato.

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Industria
27/04/2020