Imprese sempre più attente alle competenze trasversali dei lavoratori. Non sono sufficienti le competenze specialistiche, ritenute comunque essenziali. Ne servono anche altre, che non si apprendono nel corso degli studi ma che sono indispensabili per guidare e attuare i cambiamenti nelle attività delle aziende. È quanto emerge da una indagine condotta da Unioncamere in collaborazione con Ecomondo sui fabbisogni di competenze delle imprese italiane per affrontare le sfide della transizione ecologica e dell’innovazione sostenibile.
Fondamentali risultano così le capacità di co-progettazione, problem solving, flessibilità e adattamento. Le imprese intervistate si mostrano fortemente orientate verso l'innovazione sostenibile. Negli ultimi cinque anni il 78,4 per cento delle imprese ha investito in innovazione per la sostenibilità, mentre il 18,3 per cento pensa di farlo prossimamente. Questo orientamento si traduce in una significativa domanda di upskilling e reskilling del personale esistente per allinearsi alle nuove sfide ambientali e tecnologiche. Gli investimenti in queste aree, inoltre, rispondono alla necessità di aggiornare le competenze del personale attuale, elemento ritenuto fondamentale per migliorare la competitività. Altrettanto strategico è il reclutamento di nuovo personale con competenze adeguate alle innovazioni introdotte in azienda. Tra le competenze cruciali per affrontare le sfide del mercato della duplice transizione digitale e green il 47,8 per cento delle imprese segnala le competenze specialistiche collegate al profilo tecnico collegato (hard skill). Molto ricercata anche la capacità di lavorare in gruppo (co-progettazione), segnalata dal 42,2 per cento delle imprese, il problem solving (36,6) e la flessibilità e adattamento (34,8).
Nove imprese su dieci segnalano difficoltà nel reperire i profili professionali adatti, principalmente per l’assenza di competenze specifiche nell’ambito della sostenibilità. Per ovviare a questa carenza, l'80 per cento delle imprese manifesta un forte interesse a collaborare con istituzioni accademiche e di formazione per avviare percorsi di coprogettazione, con l’obiettivo di formare risorse in grado di rispondere alle esigenze del mercato. Inoltre, la certificazione delle competenze è percepita come un valore aggiunto dalle imprese. Circa il 60 per cento del campione ritiene che sia fondamentale per garantire qualità e competenza nel personale.