Covid-19, dall’inizio della pandemia denunciati più di 320mila contagi sul lavoro, 5.466 in Sardegna

Browse
covid work

contagi da covid-19 sul luogo di lavoro segnalati all’Inail dall’inizio della pandemia al 30 aprile 2023 sono 320.724, pari a circa un sesto del totale delle denunce di infortunio pervenute da gennaio 2020.

L’analisi dei dati è illustrata nel 32° report nazionale sulle infezioni da Covid-19 di origine professionale elaborato dalla Consulenza statistico attuariale (Csa) dell’Inail, con cui si conclude la pubblicazione periodica dei monitoraggi del fenomeno infortunistico legato al virus, iniziata tre anni fa.

Lo studio rivela che rispetto alle 315.055 infezioni rilevate al 31 dicembre 2022, i casi in più sono 5.669 (+1,8%), di cui 2.829 riferiti al primo quadrimestre di quest’anno (366 ad aprile, 623 a marzo, 672 a febbraio e 1.168 a gennaio) e i restanti 2.840 agli anni e ai mesi precedenti. Dal nuovo report emerge che nei primi quattro mesi del 2023 l’incidenza media delle denunce da Covid-19 sul totale degli infortuni denunciati è stata 1 su 65, meno rispetto al 2020 (1 su 4), al 2021 (1 su 12) e al 2022 (1 su 6).

Più colpite le donne ma a morire sono soprattutto gli uomini. L’età media dei contagiati sul lavoro dall’inizio dell’epidemia è di 46 anni per entrambi i sessi, con la quota maggiore dei casi concentrata nella classe tra i 50 e i 64 anni (42,2%), seguita dalle fasce 35-49 anni (35,9%), under 35 anni (19,8%) e over 64 anni (2,1%). Gli stranieri sono l’11,5% del totale, con le nazionalità rumena (20,7% dei contagiati non italiani), peruviana (12,3%), albanese (7,8%), svizzera (4,6%), moldava (4,3%) ed ecuadoriana (4,0%) ai primi sei posti. Il 68,5% dei contagi ha interessato le donne, il 31,5% gli uomini. La componente femminile, in particolare, supera quella maschile in tutte le regioni a eccezione della Campania, dove l’incidenza femminile è pari al 49,6%. A morire, però, sono soprattutto gli uomini (82,7%).

I casi mortali sono 901 con un’età media di 58 anni. Le denunce di contagi sul lavoro da Covid-19 con esito mortale pervenute all’Inail dall’inizio della pandemia sono 901, pari a circa un sesto del totale dei decessi segnalati all’Istituto dal gennaio 2020 e concentrate quasi esclusivamente nel 2020 (592) e nel 2021 (296). Il numero dei casi mortali si è infatti notevolmente ridotto nel 2022, con 12 decessi denunciati, mentre nel primo quadrimestre di quest’anno è stato registrato un solo caso mortale. L’età media dei deceduti è 58 anni (57 per le donne, 59 per gli uomini) e la fascia di età con più casi quella tra i 50 e i 64 anni (71,4%), seguita dagli over 64 anni (18,4%), dalla classe 35-49 anni (9,6%) e dagli under 35 anni (0,6%).

Un decesso su cinque nella sanità e assistenza sociale. Il 63,4% delle denunce da Covid-19 riguarda il settore della sanità e assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili) al primo posto anche per numero di casi mortali (21,0% dei decessi codificati). Seguono l’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali) con il 9,0% dei contagi denunciati, il trasporto e magazzinaggio con l’8,0%, il noleggio e servizi di supporto (servizi di vigilanza, di pulizia, call center) con il 3,9%, il commercio all’ingrosso e al dettaglio con il 2,6%, le attività dei servizi di alloggio e ristorazione con il 2,2% e il settore manifatturiero con il 2,0%. I contagi professionali di insegnanti/professori e ricercatori di scuole di ogni ordine e grado e di università statali e private sono quasi 7.500.

Il 38% delle denunce riguarda i tecnici della salute. L’analisi per professione dell’infortunato conferma come il personale sanitario sia il più interessato dai contagi con circa i tre quarti del totale delle denunce. In questo ambito la categoria più colpita è quella dei tecnici della salute, in cui si concentra il 38,0% del totale delle denunce, l’82,3% delle quali relative a infermieri. Seguono gli operatori socio-sanitari con il 16,1% (l’80,7% donne), i medici con il 9,4% (oltre la metà donne), gli operatori socio-assistenziali con il 5,3% (l’85,4% donne), il personale non qualificato nei servizi sanitari (circa l’80% ausiliari, ma anche portantini, barellieri) con il 4,4% (72,8% donne) e gli specialisti nella scienza della vita con lo 0,6% (più di 3 su 10 donne).

Gli impiegati amministrativi al primo posto tra le altre professioni. Le altre professioni più colpite sono quelle degli impiegati amministrativi con il 5,8% delle infezioni denunciate (i due terzi donne), degli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta con il 2,3% (oltre la metà donne), degli addetti ai servizi di pulizia con l’1,9% (poco meno di otto su 10 donne), degli impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro con l’1,5% (circa due terzi donne), dei conduttori di veicoli con l’1,2% (con più di nove contagi su 10 maschili), dei professori di scuola primaria con l’1,2% (oltre il 97% donne) e degli addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia con l’1,2% (quasi un terzo donne).

Al Nord oltre il 60% dei contagiati. Dall’analisi territoriale, approfondita anche attraverso l’aggiornamento delle schede dedicate a ciascuna regione, emerge che il 40,5% del totale dei contagi denunciati è concentrato nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 23,3%), seguito dal Nord-Est con il 21,5% (Veneto 10,8%), dal Centro con il 16,9% (Lazio 8,5%), dal Sud con il 14,9% (Campania 7,6%) e dalle Isole con il 6,2% (Sicilia 4,5%). Le province con più infezioni lavoro-correlate dall’inizio della pandemia sono quelle di Milano (9,5%), Torino e Roma (6,7% ciascuna), Napoli (4,6%), Genova (3,3%), Brescia (3,1%), Venezia (2,3%), Verona e Treviso (2,1% ciascuna), Vicenza e Monza e Brianza (2,0% ciascuna), Firenze (1,9%), Varese e Bologna (1,8% ciascuna).

L’assenza media supera le tre settimane. Il nuovo report della Csa riporta anche il dato aggiornato delle infezioni di origine professionale riconosciute e indennizzate dall’Inail dall’inizio della pandemia. Al 30 aprile 2023 il 79% di tutte le denunce è stato riconosciuto positivamente, generando nel 94% dei casi un indennizzo. Per i casi mortali, invece, la percentuale di riconoscimento si attesta provvisoriamente al 63%. Tra gli indennizzi prevalgono in assoluto le inabilità temporanee (99%), con le menomazioni permanenti limitate allo 0,8% e le rendite a superstiti per i decessi allo 0,2%. L’inabilità temporanea riconosciuta per ogni tipo di indennizzo ha raggiunto complessivamente 4,5 milioni di giornate, con un numero medio di giorni di assenza dal lavoro, compresi i tre di franchigia, pari a 23.

In Sardegna le denunce da infortunio sul lavoro da covid-19 sono state in totale 5.466, con 10 esiti mortali. Il 42,4% delle denunce sono state registrate in provincia di Cagliari, quindi il 29% in quella di Sassari, 10,8% Nuoro, 10,2% Sud Sardegna e 7,6% Oristano.

Rispetto alla data di rilevazione del 31 dicembre 2022 le denunce sono aumentate di 68 casi (+1,3%, inferiore al +1,8% nazionale), di cui 2 avvenuti ad aprile, 2 a marzo, 4 a febbraio e 6 a gennaio 2023, con i restanti casi riconducibili ai mesi precedenti. L’aumento ha riguardato tutte le province, ma più intensamente in termini relativi quelle di Cagliari e Sud Sardegna.

L’analisi nella regione evidenzia che la maggior parte dei contagi sono riconducibili al 2022 (44,9% del totale superiore al 37,4% nazionale), il 41,2% al 2020, il 13,7% al 2021 e lo 0,2% ai primi quattro mesi del 2023. Oltre un terzo delle denunce da Covid-19 si concentra nel periodo ottobre 2020-gennaio 2021 (picco assoluto a novembre 2020 con il 11,2%). Il 2021 è caratterizzato da un andamento lievemente crescente tra febbraio-aprile e giugno-agosto e una leggera ripresa del fenomeno a fine anno. Il 2022 si apre accentuando sensibilmente tale incremento (gennaio con il 9,5% delle denunce complessive) e poi con un andamento altalenante nei mesi successivi con febbraio in calo, in ripresa a marzo (10,2%) e aprile (7,4) e poi ancora in calo nell’ultimo periodo dell’anno e nel 2023, con incidenze mensili inferiori alla media nazionale.

Gli eventi mortali non si sono incrementati rispetto alla precedente rilevazione: dei 10 casi complessivi, 6 si riferiscono al 2020, 3 al 2021 e 1 al 2022.

Le professioni

  • tra i tecnici della salute, l’88% sono infermieri;
  • tra le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali, sono tutti operatori socio sanitari;
  • tra gli impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali, il 94% è impiegato nelle attività amministrative e il 6% in quelle di segreteria;
  • tra il personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari, il 75% sono ausiliari ospedalieri, il 15% inservienti in casa di riposo, il 6% portantini, il 3% bidelli;
  • tra le professioni qualificate nei servizi personali e assimilati, il 74% è operatore socioassistenziale, il 13% tra assistenti sociosanitari con funzioni di sostegno ed educative, assistenti domiciliari e per disabili;
  • tra gli impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro, il 92% è postale, il 5% bancario e i 3% lavora in agenzie di viaggio;
  • tra gli addetti alla ristorazione, il 42% sono cuochi, il 35% camerieri e il 18% baristi.

L’attività economica

  • la gestione Industria e servizi registra il 94,3% delle denunce, la gestione per Conto dello Stato il 3,7%, la Navigazione l’1,2% e l’Agricoltura lo 0,8%;
  • il 78,5% delle denunce codificate per settore di attività economica (Ateco) interessa il settore “Sanità e assistenza sociale”, per oltre l’81% ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari e circa un quinto tra strutture residenziali e non residenziali per anziani e disabili; le professionalità più colpite sono infermieri, operatori socio-sanitari, ausiliari ospedalieri e inservienti;
  • il settore “Trasporto e magazzinaggio” registra il 7,1% delle denunce, di cui l’88% nei servizi postali e attività di corrieri, il 10% nei trasporti terrestri, circa il 2% in quelli marittimi e l’1% nel magazzinaggio;
  • il settore "Noleggio e servizi alle imprese" registra il 5,1% delle denunce codificate: di cui il 60% proviene dall’attività di “Ricerca, selezione, fornitura di personale” con lavoratori interinali "prestati" a svariate attività e professionalità (principalmente di natura sanitaria e sociale), il 17% dalle attività di supporto per le funzioni di ufficio e alle imprese e il 16% dall’attività di “Servizi per edifici e paesaggio”, prevalentemente attività di pulizia e disinfestazione;
  • il settore di “Alloggio e ristorazione” è presente con il 2,7% dei casi codificati, con prevalenza di addetti alla ristorazione, alle vendite e di pulizia in alberghi e ristoranti;
  • il settore delle “Costruzioni” con l’1,3%;
  • nel settore del “Commercio”, presente con l’1,1% delle denunce, il 72% dei casi riguardano il commercio al dettaglio (tecnici delle telecomunicazioni e ausiliari di vendita), oltre un quinto all’ingrosso e il 7% nel commercio di autoveicoli;
  • le “Attività professionali, scientifiche e tecniche” sono presenti con lo 0,9%.
26/05/2023