Confcommercio fotografa la crisi del settore

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Commercio

Per la prima volta dopo venticinque anni di crescita ininterrotta, nel 2020 il valore aggiunto prodotto dall’insieme dei servizi market è negativo. Secondo i dati illustrati nel rapporto dell’Ufficio Studi Confcommercio, per effetto della pandemia di covid 19, la quota di valore aggiunto prodotto dall’intero comparto segna -9,6% rispetto al 2019, che arriva al -13,2% per i settori del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti.

Il segmento del commercio, grazie alla tenuta delle vendite al dettaglio del settore alimentare, è riuscito a contenere le perdite, attestandosi a -7,3%. Allarmanti i dati degli altri comparti, con i trasporti che toccano il -17,1%, e i servizi di alloggio e ristorazione il -40,1%.

La branca più penalizzata subito dopo i settori connessi ai movimenti turistici è risultata quella delle attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, il cui prodotto è diminuito di oltre il 27% rispetto al 2019.

Queste contrazioni hanno determinato perdite di PIL a valori correnti pari a poco più di 139 miliardi di euro (-7,8% rispetto al 2019), quasi totalmente a causa del crollo dei consumi interni, inclusa la spesa degli stranieri, che si è fermata a circa 129 miliardi di euro (-11,7%). Le perdite di acquisti di beni e servizi sono concentrate su pochi settori di importanza capitale nell’economia italiana: vestiario e calzature, servizi di trasporto, ricreazione e cultura, alberghi, bar e ristoranti, fanno contare complessivamente contrazioni dei consumi per circa 107 miliardi di euro, pari all’83% dell’intero calo di questa componente della domanda

Come conseguenza al crollo dei consumi e delle vendite, nel 2020 il terziario del mercato registra la perdita di 1,5 milioni di unità di lavoro standard.

 

 

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Ricerca e innovazione
07/05/2021