Effetto Brexit sui rapporti commerciali con la Gran Bretagna. Con l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea cambiano le regole sugli scambi economici con le aziende che hanno sede oltre Manica, per i quali vanno applicate le norme previste per le operazioni con paesi Extra Ue, sia riguardo alle cessioni di beni e prestazioni di servizi, sia per le imposte sui redditi.
Sulle cessioni di beni: non si applica più il regime di reverse charge, non trattandosi più di operazioni intracomunitarie, né l’obbligo di presentare gli elenchi Intrastat; diventano obbligatori gli adempimenti connessi alle esportazioni e alle importazioni, con pagamento di dazi e Iva legati all’ingresso Nell’Ue; non sarà più possibile applicare le triangolazioni per le merci che passano nel Regno Unito.
Per quanto concerne le prestazioni di servizi: per quelli resi bisognerà continuare ad emettere fattura ai sensi dell’art. 7-ter del DPR 633/1972; per i servizi ricevuti bisognerà emettere un’autofattura, in luogo dell’integrazione di fattura che si faceva per il reverse charge.
Sono cambiate le regole anche per le imposte sui redditi, e dal 1° gennaio 2021 non sono più applicabili la cosiddetta direttiva “madre-figlia” (90/435/CEE), che elimina la doppia imposizione economica dei dividendi tra società capogruppo e controllate con sede nell’Ue, e la direttiva “interessi-canoni” (2003/49/CE) con la quale si attua l’esenzione dalle imposte sugli interessi e sui canoni corrisposti nei confronti di soggetti residenti negli Stati membri.
I rapporti con l’Irlanda del Nord seguono un regime speciale per la circolazione delle merci. Grazie a un protocollo ad hoc che sarà periodicamente revisionato dall’Assemblea legislativa irlandese, continuano a essere applicate le regole dell’Unione in termini di fisco e dogana. Da questo regime speciale restano escluse le prestazioni di servizi, per le quali l’Irlanda del nord è considerato dagli Stati membri Ue come Paese terzo.