Alo, quando l'innovazione è al servizio dell'architettura

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amo - esterni in notturna di Villa Vi, a Cagliari

Sviluppare progetti innovativi con tecniche avanzate di progettazione e fabbricazione digitale. È l’intuizione su cui fonda Alo. L’ideatore dello studio di Elmas è Marco Verde, che ne ha raccontato genesi, modello e obiettivi a Sardegna Impresa.

Quando nasce Alo?

Nasce nel 2010 come progetto sperimentale. Insegnavo in Olanda, alla Facoltà di Architettura della Delft University of Technology, e pianificavo un possibile rientro in Sardegna. Si presentò anche la possibilità di accedere ai Pia, i Pacchetti integrati di agevolazione 2010, banditi dalla Regione Sardegna per incentivare investimenti produttivi innovativi e attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale. Presentai il progetto per l’allestimento di un laboratorio attrezzato per lo sviluppo di progetti innovativi con l’introduzione di tecniche avanzate di progettazione e fabbricazione digitale secondo un modello orientato alla produzione non seriale nel campo dell’architettura e dell’ingegneria civile, a supporto anche di comparti affini, come costruzioni nautiche o lavorazione della pietra.

Tra 800 proposte, il progetto di Alo arrivò al novantesimo posto e fu valutato ammissibile, ma non venne finanziato. Forse i tempi non erano ancora maturi per la fabbricazione digitale robotica, la stampa 3D e la progettazione computazionale avanzata, che oggi per fortuna sono diffusi e supportati da programmi regionali. Sono serviti altri due anni di investimenti personali, tenacia e diverse esperienze professionali e accademiche all’estero, tra cui quella alla University of Waterloo School of Architecture, in Canada, per avviare l’attività nel gennaio 2012.

Da dove tra ispirazione l’idea?

Il nome Alo contiene la nostra mission: deriva dal greco “àllos”, ossia “un altro, di una qualità diversa, ma dello stesso tipo”. Il nostro lavoro unisce biomimetica, computazione, progettazione di sistemi materiali e adozione consapevole di tecniche di fabbricazione digitale. Impariamo dalla natura i criteri che governano la formazione di sistemi complessi, studiamo il comportamento fisico dei materiali, la loro lavorabilità, ricerchiamo usi innovativi per i materiali tradizionali attraverso la fabbricazione digitale, definiamo nuovi sistemi costruttivi, ideiamo strategie performative di occupazione dello spazio. Trattiamo la forma come la materializzazione di un processo dinamico e intrinseco alle capacità della materia stessa di generarla.

Così spazio, struttura, programma e prestazione diventano un’espressione differenziata di un unico sistema. Trasformiamo i comportamenti dei materiali in sistemi digitali, intrecciamo l’artigianato coi processi industriali e fabbrichiamo digitalmente prototipi di studio accurati. Ricerca e sviluppo in senso stretto diventano il nostro strumento di progettazione per sfumare i confini consueti tra architettura, ingegneria e produzione e allontanarci da un’architettura che esprima un approccio metaforico, utilitaristico, formalista o tecnocratico.

Chi sono i protagonisti?

Alla guida di Alo ci sono io. Dopo la laurea in Ingegneria Edile a Cagliari, conseguii in Spagna un titolo di Mater e un Diploma di Studi avanzati come candidato PhD nel programma Genetic Architectures alla Escuela Superior de Arquitectura, a Barcellona. Poi iniziai a insegnare nella stessa facoltà e a lavorare per HYBRIDa, uno degli studi più innovativi di Barcellona, con gli architetti Jordi Truco e Silvia Felipe.

Ottenni poi un posto in Olanda come Docente e manager del laboratorio di fabbricazione digitale nel gruppo di ricerca in Non-Standard and Interactive Architecture della Delft University of Technology. Ci rimasi sino al 2011, maturando intanto altre esperienze accademiche tra Europa e Nord America. Poi il rientro in Sardegna.

Nel team ho inserito professionisti di vari settori – ingegneria edile, architettura, design industriale, innovation management e programmazione – formati in ambito regionale o all’estero, che hanno accettato la sfida e i sacrifici di un modo di lavorare diverso.

Come si è arrivati alla sua creazione?

Alo è anzitutto un percorso di crescita culturale, accademica e professionale internazionale di dieci anni ed è la rielaborazione dei modelli studiati per superare l’idea tradizionale di studio di architettura e proporre un laboratorio di architettura che integri tre componenti essenziali: lo studio nella sua forma più comune, il laboratorio artigianale e la fabbrica digitale robotizzata. Attraverso questo approccio si possono realizzare architetture dotate di nuova intelligenza materica, sistemica, produttiva e costruttiva, espressione completa delle capacità dei materiali utilizzati.

Quali sono i risultati raggiunti e qual è il prossimo obiettivo aziendale?

In sette anni si sono stati fatti sacrifici e investimenti per farci conoscere, sensibilizzare ed educare la committenza al nostro modo di lavorare. Lavorando in maniera seria, senza troppi compromessi, è possibile intercettare nuove opportunità. La collaborazione con le imprese locali e estere – per le quali abbiamo curato progetti di ricerca e sviluppo, come il sistema di casseratura adattabile Sca per le coperture delle ville del Residence Is Molas progettato dallo studio Fuksas – è stata proficua.

I nostri progetti sono stati esibiti in eventi nazionali e internazionali, sono stati premiati e pubblicati. Nel 2013 la collezione di arredi “Space Intensifier” ha ottenuto una menzione speciale al concorso Young&Design del Salone del Mobile di Milano ed è stata esposta allo stesso Salone l’anno dopo grazie al Programma di micro-incentivi per l’innovazione di Sardegna Ricerche. Nel 2017 il progetto di ristrutturazione di un edificio storico a Carloforte è stato premiato da “Architetture in Legno Made in Italy” dell’Istituto nazionale di architettura e Lignius, l’associazione delle case prefabbricate in legno. Nel 2017 un nostro progetto di design-research ha conseguito un Seal of Excelence nell’ambito di Horizon 2020. Nel 2018 il nostro video-documentario “The computational making of POLYHEDR.a” sul processo progettuale di arredi realizzati per il recupero integrale di Villa Vi, una villa del litorale cagliaritano, è stato selezionato per la “Robots in Architecture 2019” all’università Eth di Zurigo. Nell’isola siamo tra i pochi studi di architettura selezionati per presentare propri lavori di ricerca e sviluppo a Sinnova, il salone sardo dell’innovazione.

Sinora si è trattato di progetti per interventi di piccole o medie dimensioni, ambiamo a realizzare un’opera di grande scala, abilitando una serie di riflessioni e studi che ci permetterebbero di portare a massimi risultati la nostra sperimentazione verso una nuova architettura e un rinnovato approccio alla materia, alla concezione dello spazio e alla costruzione.

Come e quanto è cresciuta la vostra realtà e attraverso quali investimenti?

I nostri progetti traggono origine dall’attività di ricerca e sviluppo. Il supporto dei finanziamenti regionali, specie tramite Sardegna Ricerche, ci ha consentito di completare l’allestimento del laboratorio interno: è l’investimento chiave e abilitante del nostro progetto di impresa. Attraverso Voucher StartUp ci siamo dotati di un braccio robotico di grande scala per lavorazioni avanzate e prototipazione. Oggi siamo in grado di fornire servizi per lavorazioni speciali di fresatura a sei assi, taglio laser e stampa 3D di alta qualità ingegneristica, per rispondere alle esigenze del singolo privato e a necessità di grandi aziende in vari settori.

Quanto è importante oggi per l’isola una realtà come la vostra e il settore in cui operate?

Il nostro metodo di lavoro è strategico per rinnovare settori produttivi tradizionali e offre notevoli benefici in particolare al settore immobiliare e delle costruzioni in ambito residenziale, commerciale e turistico.

In ambito immobiliare è ancora limitata la visione del valore del progetto di architettura, sul piano tecnico e intellettuale. Nell’illusione di un risparmio iniziale, il progetto diventa spesso un’attività integrata nella fornitura delle imprese artigiane esecutrici, ma ne deriva un’omologazione dell’offerta e la standardizzazione progettuale e costruttiva, che ridurrà progressivamente il valore degli immobili.

Il progetto di architettura redatto da uno studio in sinergia con figure tecniche e impresa esecutrice è per la committenza lo strumento fondamentale per raggiungere il miglior rapporto qualità/prezzo ed è un valore aggiunto monetizzabile in futuro, specie se mira all’integrazione e alla differenziazione. Oggi il recupero dell’esistente è il percorso più sostenibile rispetto alla creazione di nuove costruzioni, e serve un approccio progettuale e costruttivo non standardizzato. Qui entrano in gioco le competenze di Alo per prospettive di rinnovamento inaspettate anche per le micro-opere o per scoprire il valore architettonico latente di patrimoni esistenti ma compromessi.

Investiamo molto per creare sinergie con le aziende artigiane sarde, così da integrare tutte le competenze necessarie e ottenere traguardi sorprendenti, innovando l’uso di materiali tradizionali e sfruttando macchine nate per l’industria seriale per costruire opere non realizzabili con tecniche tradizionali.

Quanto è importante l’innovazione nel settore di vostro riferimento?

È una necessità. L’architettura è un bene di tutti, ha un fortissimo impatto sulla nostra vita. Un’opera di architettura, dall’abitazione a un’opera di grande scala, ha un impatto decisivo sullo spazio circostante, sulla sua fruibilità e sul benessere che la sua presenza può indurre.

Qual è il plusvalore di operare in Sardegna?

Il territorio offre scenari di grande interesse con cui confrontarsi. Il contatto immediato con la natura offre certamente grandi spunti per il nostro lavoro. Bisogna diventare professionisti della gestione dell’insularità, ma l’allenamento quotidiano di questo aspetto ci rende più forti e affidabili rispetto a chi ha percorsi facilitati e non è abituato a pianificare le proprie attività con almeno uno, due o tre mesi di anticipo.

Qual è il plusvalore legato a fare impresa nel vostro ambito?

L’architettura è un territorio complesso, non è possibile pensarla come un’operazione di business. Il vero progetto di architettura non ha nulla a che vedere con la mera speculazione edilizia né con logiche progettuali mirate allo sfruttamento del metro quadro o alla minimizzazione dei tempi di progettazione per offrire servizi progettuali a basso costo a discapito della qualità delle opere che si realizzeranno e del nostro territorio.

Argomenti
Ricerca e innovazione
29/08/2019