Nel 2022 la superficie biologica italiana ha superato i 2,3 milioni di ettari, evidenziando una crescita del 7,5% pari a quasi il doppio del tasso di incremento registrato nel 2021, arrivando oggi a rappresentare quasi il 19% del totale delle superficie agricola utilizzabile (Sau) censita dall’Istat. Un passo verso il traguardo del 25% indicato dalla “Strategia Farm to Fork” e da raggiungere entro il 2030.
A oggi sono già sei le regioni che hanno superato questo target: Toscana, Marche, Lazio, Basilicata, Calabria e Sicilia.
I dati sulla agricoltura biologica in Italia sono stati pubblicati nel Rapporto "Bio in cifre", realizzato da ISMEA e Ciheam Bari e presentato nei giorni scorsi a L’Aquila.
Il 56% della SAU biologica è concentrata in 5 regioni: in ordine Sicilia e Puglia, che tornano a crescere a doppia cifra sul 2021 (rispettivamente +22,5% e +11,9%), Toscana, che rallenta dopo l’exploit del 2021 attestandosi su un +1,7% di incremento, infine Calabria in lieve flessione (-1,8%) tallonata dall’ Emilia-Romagna (+5,3% rispetto al 2021). Osservando le dinamiche delle altre regioni italiane aumenta la SAU bio: nella Provincia Autonoma di Trento (+43,4%),in Liguria (+19,9%), in Sardegna (+14,0%), nella Provincia Autonoma di Bolzano (+10,1%), in Lombardia (+7,1%), in Piemonte (+6,0%), nel Lazio (+5,6%), nelle Marche (+4,3%), in Valle d’Aosta (+4,0%) e in Campania (+1,5%). Le superfici rimangono pressoché stabili in Veneto mentre si riscontrano flessioni, comprese tra il 2% e il 5%, in Basilicata, Umbria, Friuli- Venezia Giulia e Molise. L’Abruzzo vede aumentare la propria superficie certificata bio a 61.332 ha nel 2022, con un’incidenza più che raddoppiata negli ultimi 12 anni e ormai prossima al 15%.
Guardando invece ai settori, tra i seminativi, che rappresentano la destinazione prevalente della SAU bio, con un’incidenza superiore al 40%, avanzano le colture industriali (+18,1%), le foraggere (+2%) e il comparto cerealicolo (+5,1%), trainato dai maggiori investimenti a grano duro, grano tenero, orzo e avena. Al contrario flettono, seppur lievemente, gli ortaggi (-0,4%), mentre prosegue il trend di crescita per le colture permanenti (+9,0%), grazie in particolare agli incrementi di mandorleti, agrumeti, oliveti da olio, noccioleti e vigneti. L’anno si chiude in positivo anche per i prati e pascoli (+14,3% le superfici) e per il comparto della zootecnia bio, che vede aumentare il numero di capi in ciascuna tipologia di allevamento. Significativi gli incrementi delle consistenze negli allevamenti bovini (10,5%), suini (+121%), avicoli (16,9%) e caprini (7,3%), con gli ovini, unica voce fuori dal coro, che perdono l’1,4% dei capi.
Relativamente agli operatori certificati bio, i dati indicano un incremento di oltre il 7% rispetto al 2021, grazie ai 6.655 nuovi ingressi nel sistema di certificazione che traghettano il numero complessivo di produttori, preparatori e importatori biologici sopra le 92 mila unità.
A crescere sono soprattutto i produttori esclusivi nazionali, che comprendono le aziende con attività dedicata alla coltivazione del fondo agricolo, che hanno raggiunto le 68.605 unità (+10,1% sul 2021). Nel 2022 le aziende agricole biologiche rappresentano il 7,3% delle aziende agricole complessive ma hanno una dimensione media di quasi tre volte rispetto a quelle dell’azienda agricola convenzionale (28,4 ettari vs 11 ettari. Significativo anche l’incremento dei produttori/preparatori (+3,6%) a quota 13.998 unità, mentre gli importatori aumentano di mezzo punto percentuale e i preparatori esclusivi arretrano dello 0,5%%, interrompendo la pluriennale tendenza positiva.
I consumi di prodotti biologici
Per quanto riguarda le dinamiche della spesa alimentare delle famiglie, dopo l'ottima performance del 2020 (+9,5%), sostenuta dal confinamento domestico provocato dal lockdown, e la battuta d’arresto registrata per la prima volta nel 2021 (-4,6%), il 2022 segnala una ripresa moderata dei consumi bio, che non soddisfa le aspettative degli attori del comparto. Con 3,66 miliardi di euro il mercato domestico di alimenti biologici cresce solo dello 0,5%, un tasso distante da quello dell’agroalimentare complessivo (+6,4%), e da quello dell’inflazione dei prezzi dell’agroalimentare pari, nel 2022, al 9,1%. Per effetto di queste dinamiche, si riduce l’incidenza delle vendite di bio sulla spesa alimentare complessiva, scendendo al 3,6% dal 3,9% del 2021.
In un contesto di sostanziale stagnazione va segnalato il positivo andamento di alcune categorie merceologiche come quella delle uova fresche (+6,8%), dei prodotti ittici (+3,1%) e delle carni fresche e trasformate (+3,7%). Continua a rallentare, come nel 2021, la spesa nei settori dove il bio è più rappresentato, come nell’ortofrutta (-2,8%) e nei derivati dei cereali (-3,4%). Infine, si segnala un sensibile calo degli acquisti di vino e spumanti biologici rispetto al 2021 (-3,7%), flessione collegata alla forte ripresa dei consumi fuori dalle mura di casa.
Proprio il consumo extradomestico di alimenti biologici è stato lo scorso anno l’oggetto della prima indagine qualitativa condotta presso un campione di 1.126 bar e 864 ristoranti italiani, che ha fornito risultati molto incoraggianti circa la presenza di alimenti biologici nei menu dei pubblici esercizi e il grado di consapevolezza degli operatori. Più della metà dei bar (54,4%) e oltre due terzi dei ristoranti (68,4%) hanno dichiarato di aver proposto o impiegato nelle loro preparazioni culinarie cibi, bevande e materie prime biologiche nel corso del 2022.