Salute e sicurezza - Intervista al dr. Giorgio Marraccini

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Intervista al dottor Giorgio Marraccini

Giorgio Marracini: medico del lavoro, direttore dello SPRESAL 

Servizio Prevenzione e Sicurezza ambienti di lavoro della  ASL 8 Cagliari

Dr.Marraccini, qual è la funzione dello SPRESAL ?

Gli SPRESAL sono servizi attivi presso ogni ASL, sono l’organo di vigilanza per la tutela della salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, inoltre hanno la funzione di promuovere la prevenzione e la sicurezza nei luoghi di lavoro attraverso azioni di assistenza alle aziende.

In cosa consistono le azioni di assistenza?

Intanto c’è da dire che storicamente gli SPRESAL sono sempre stati visti come enti “repressivi”, cioè volti principalmente a punire, mentre, in realtà, la vera funzione di questo Servizio non è la repressione ma la prevenzione e la repressione è e deve essere intesa come uno strumento della prevenzione. Perciò, oltre che tenere aperti gli uffici dei nostri medici e tecnici a quanti necessitano di chiarimenti sulla applicazione della normativa e su come affrontare determinate situazioni, cerchiamo di essere presenti il più possibile a incontri o tavoli di confronto promossi su varie tematiche della sicurezza sul nostro territorio: Non lavoriamo contro qualcuno, ma nell’interesse di tutti.

Può farci un esempio concreto di assistenza?

Un esempio concreto che molto  frequentemente ci capita è relativo all’uso di locali interrati e seminterrati per attività lavorative: se e in quali attività possono essere utilizzati,  come si richiede la deroga all’uso di questi locali, in quali casi viene rilasciata e in quali casi non è possibile ottenerla,  le limitazioni ecc. L’assistenza in generale la facciamo tutti i giorni: si rivolgono  al nostro Servizio tecnici, ingegneri, medici competenti, sindacalisti, lavoratori e  semplici cittadini che per diversi aspetti ci chiedono chiarimenti sulla normativa o ci pongono problemi di interpretazione in casi particolari  e a tutti spieghiamo come và  applicata. Osserviamo con piacere che c’è una diffusa volontà di essere in regola e forse una normativa più semplice agevolerebbe questa motivazione. Non dimentichiamo che la maggior parte delle aziende locali sono piccole o piccolissime e  credo che anche le associazioni di categoria rivestano un ruolo importante di assistenza.

A proposito di prevenzione e assistenza, abbiamo sentito parlare di una vostra iniziativa riguardante lo stress: può dirci di cosa si tratta?

Certo. Si tratta di un Centro per la prevenzione delle psicopatologie da lavoro ed è un’iniziativa che fa parte di un Programma nazionale sui rischi stress lavoro correlato e psico-sociali di cui la nostra ASL è capofila a livello regionale.

Il centro si avvale di alcune figure professionali specialistiche ed è stato pubblicizzato presso i medici di base, i medici competenti che operano nelle aziende e presso i centri di salute mentale, saranno loro a valutare ed indirizzare le persone che necessitano della nostra assistenza.

Per quanto riguarda la vigilanza, invece, di quali elementi tenete conto per pianificare i controlli?

Gli elementi sono diversi. Oltre ai Piani nazionali per la prevenzione, che determinano alcune priorità, abbiamo anche un nostro Piano regionale. Per esempio, quello attualmente in corso ha come comparti prioritari il settore agricolo e quello delle costruzioni.

Oltre a questi Piani ci sono altri fattori che influiscono sui vostri interventi?

Certamente, e non sono secondari. Tra i principali fattori rientrano, per esempio, le denunce di infortuni gravi o di malattie professionali, ma prestiamo molta attenzione anche a esposti o denunce, che possono essere anche anonime. Anzi, di solito le denunce anonime sono quelle più delicate proprio perché potrebbero provenire dai soggetti più deboli, cioè da quei lavoratori che non possono firmarsi per non andare incontro a spiacevoli ritorsioni. 

Ci sono dei comparti produttivi sui quali state concentrando la vostra attenzione?

Premesso che la scelta di un comparto piuttosto che di un altro dipende da diverse variabili come per esempio dal numero di lavoratori occupati o dal numero di aziende operanti, sia dagli indici infortunistici che di malattie professionali, i comparti ai quali stiamo attualmente dedicando una particolare attenzione sono, oltre a quello agricolo e edilizio, bonifiche di manufatti contenenti amianto e  di aree inquinate, il settore chimico e petrolchimico, l’area portuale, il settore alberghiero, quello dei rifiuti solidi urbani, dei trasporti e dei call center, carrozzerie e falegnamerie, più altre minori.

Qual' è l’approccio alle aziende?

Oltre a quanto specificato sulla attività ispettiva nei comparti  già  indicati  stiamo anche intensificando le richieste alle aziende di documentazione inerente diversi aspetti della sicurezza (certificazioni, designazioni, idoneità sanitarie, DPI, ecc.) laddove per diversi motivi non riusciamo ad andare direttamente. È sicuramente impegnativo per noi esaminare tutti i documenti che ci pervengono, ma è un tipo di azione che ci consente da un lato di far emergere situazioni critiche da approfondire magari con un accesso in azienda, dall’altro di dare visibilità alla nostra presenza sul territorio e stimolare comportamenti coerenti con le regole.

Questo vale anche per il settore pubblico?

Certamente. Proprio quest’anno abbiamo inoltrato lo stesso tipo di richieste anche ad agenzie regionali e altri enti della pubblica amministrazione.

Ci sono stati dei motivi particolari?

Il motivo è semplice ed è il più importante: la tutela della salute e della sicurezza di un lavoratore del settore pubblico non vale meno di quella di un lavoratore del settore privato, anzi ritengo che la pubblica amministrazione dovrebbe essere d’esempio. Non si deve sentire estranea alla problematica della sicurezza perchè questo, tra l’altro, non sarebbe giusto nei confronti del settore privato.

E il rapporto con la Procura della Repubblica?

Lo giudico ottimo, di sintonia e collaborazione quotidiana, anche perché non passa giorno, purtroppo, che non trasmettiamo alla Procura una notizia di reato, o i relativi documenti.

Lei è direttore dello SPRESAL dal 2003, cosa ha visto cambiare in questi anni?

Intanto stiamo assistendo ad un calo significativo degli indici infortunistici non solo a livello nazionale ma ancora di più nella nostra regione e credo che questo sia un risultato di cui rallegrarsi soprattutto perché frutto di un lavoro comune di tutti, singoli lavoratori compresi.

Poi devo rilevare che anche l’attenzione dei mass media verso queste problematiche è andata crescendo e questo ha favorito una maggiore informazione e sensibilizzazione dei cittadini, come testimonia, d’altra parte, anche la vostra iniziativa di dedicare uno spazio di approfondimento a questa tematica sul vostro portale.

C’è qualcosa  in particolare sulla quale investirebbe per il futuro?

Si, la cultura, quella delle regole e nello specifico della sicurezza.  Investirei molto nella scuola : se la scuola e l’università si rendessero conto di quanto possono fare, anche senza impiegare grandi risorse economiche, per far apprendere alle nuove generazioni regole e comportamenti coerenti con le regole della prevenzione, si eviterebbero tanti problemi, dopo, sul lavoro, e noi saremmo ben lieti di collaborare con le istituzioni scolastiche . L’esempio di come ci si comporta correttamente, nel rispetto delle regole di convivenza e di educazione, così come sul lavoro, si apprendono nella scuola, dalle elementari fino ai laboratori della scuola secondaria e dell’università. Se la parola persuade, l’esempio convince! È una questione di regole e di comportamenti coerenti. Di cultura, appunto.

 

Aggiornato il 11/09/2017