Per ricerca e sviluppo in azienda si fa generalmente riferimento a una funzione interna all’azienda stessa che dedica mezzi e risorse umane per introdurre innovazioni in impresa, attraverso alcune fasi caratteristiche: la ricerca di base, la ricerca applicata, lo sviluppo, il trasferimento tecnologico.
Questo modo di intendere le attività di ricerca e sviluppo appare inadeguato per le piccole e medie imprese (PMI) e addirittura trova modesta applicazione anche in molte grandi imprese.
Da un esame diretto delle imprese che innovano si rileva che:
- l’innovazione tecnologica può derivare da processi che esulano dai puri investimenti in ricerca e sono tante le modalità e le forme di accesso e produzione della conoscenza più adeguate per la realtà delle PMI;
- le imprese medio-piccole scontano una serie di difficoltà, rispetto alle grandi imprese, nel dedicare proprie risorse a laboratori e centri di ricerca, a causa della scarsità di risorse vincolate in spese correnti;
- vi sono diversi elementi di incompatibilità tra la struttura finanziaria tipica delle PMI e il ritorno di redditività rischioso e ritardato tipico degli investimenti in R&S (ricerca e sviluppo).
Una piccola media impresa (PMI) che voglia innovare attraverso la ricerca e lo sviluppo, può adottare un approccio tagliato su misura, che sposti gli investimenti dalla ricerca puntando sulla progettazione strategica, sulla flessibilità dell’organizzazione aziendale, sulla competenza e creatività delle risorse umane.
Un nuovo modello di gestione dell’innovazione, deve affrontare in primis cambiamenti interni nell’azienda, nella cultura imprenditoriale, nella gestione delle attività.
Di particolare importanza è la capacità di collaborare con soggetti esterni instaurando partnership strategiche che possono creare il vero cambiamento. In questo modo l’impresa è capace di acquisire innovazione anche dall’esterno, da fornitori e clienti, concorrenti e imprese, centri di ricerca e università.