Accademia Olearia: "Eccellenza, scommessa sostenibile"

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La famiglia Fois produce olio da quattro generazioni, ma ha un proprio marchio dal 2000. Giuseppe Fois e i figli Alessandro e Antonello curano rispettivamente la parte agricola, quella della trasformazione e gli aspetti amministrativi e commerciali. Di recente la Accademia Olearia di Alghero, la loro azienda principale, ha vinto il “Sardinia Food Awards”, bissando il successo dello scorso hanno. È l’ultimo riconoscimento di una lunga serie. Vincitori per quattro volte dell’Ercole Olviario, insigniti con la Corona d’oro di mastri oleari da Fausto Borella, recensiti col massimo punteggio da Gambero Rosso, presenti sulla guida Slow Food, i Fois spiegano il loro segreto con «la cura maniacale di ogni dettaglio della filiera, motivo per cui ci siamo divisi i compiti», come racconta Antonello Fois, il più giovane della famiglia. Primi a produrre un extra vergine Dop Sardegna, oggi ne producono il 60% del totale presente sul mercato. Un dato straordinario: mantenere l’eccellenza non è semplice quando si fanno anche numeri. «Al massimo della nostra potenzialità produciamo 1500 quintali annui», conclude Fois. Ma, fatto altrettanto interessante, «siamo completamente ecosostenibili, l’impianto fotovoltaico sulla copertura dell’azienda soddisfa il fabbisogno energetico e il riscaldamento è fornito dal nocciolino estratto dopo la produzione, mentre il residuo della lavorazione viene consegnato per la produzione di biogas», rimarca ancora il responsabile commerciale dell’azienda familiare, che poi risponde nel dettaglio ad alcune domande.

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Chi è Accademia Olearia? Da quanto esiste?

Accademia Olearia è il frutto di una idea di eccellenza nata dall’unione della tradizione olearia della famiglia Fois, che va avanti da quattro generazioni, e dall’obbiettivo di puntare all’eccellenza, senza compromessi, nel mondo dell’oleario. Nasce nel 2000 da un progetto di mio padre Giuseppe, che considero un imprenditore illuminato, Fois, che ha inserito in questa avventura mio fratello Alessandro e me.

Quanto e come sono cambiati la sua mission e il suo core business?

Più che altro è cambiato il mercato. Oggi vengono riconosciute e valorizzate in maniera più importante le produzioni di eccellenza. Noi abbiamo sempre lavorato seguendo standard elevatissimi, ma in passato il consumatore di olio era più orientato su prodotti di basso costo. Tra l’altro prima le normative non imponevano di dare evidenza alla provenienza del prodotto sul mercato, e questo ovviamente ha dato spazio alla creatività del marketing delle più importanti aziende commerciali e confezionatrici di olio, per proporre prodotti di importazione con etichette che evocavano forti richiami al territorio, sia a livello nazionale che regionale.

Qual è il grado di innovazione – tecnologica, di sistema o comunicativa – e quanto ha influito sui risultati?

L’innovazione tecnologica è importante e necessaria, ma la parte fondamentale di questa struttura, è quella di una curiosità estrema e di una ricerca continua del miglioramento. Quest’anno l’Accademia Olearia introdurrà importanti novità nel settore della trasformazione, le modifiche al processo produttivo consentiranno un ulteriore, sensibile aumento della qualità del prodotto.

Quanto è radicata nel territorio, sia in termini sociali che economici?

Accademia Olearia e la Famiglia Fois sono fortemente radicate sul territorio: tutti gli investimenti in agricoltura – sia quelli passati che quelli presenti e i futuri – sono e saranno orientati a valorizzare le varietà tipiche del territorio sardo. Nonostante le possibilità di risparmio offerte dall’agricoltura super intensiva, abbiamo deciso di lavorare con un metodo più tradizionale per poter utilizzare le varietà sarde nei nostri impianti. Crediamo fortemente nel valore delle persone che collaborano con noi nelle nostre tenute, perciò continueremo a investire nella componente umana del nostro team, anche attraverso una continua e costante specializzazione.

I livelli occupazionali sono stabili o in crescita? E confidate che le strategie elaborate più di recente possano favorire ulteriormente la crescita degli occupati?

I livelli occupazionali sono in crescita e si prevede un aumento sensibile dovuto ai nuovi investimenti che stiamo portando avanti per la creazione di nuovi terreni olivetati.

Investire in eccellenza ha rappresentato un plusvalore? In cosa?

Investire in eccellenza è stata una scelta importante, netta ma allo stesso tempo molto difficile. Nei primi anni di attività ha temprato molto il nostro carattere, ma insieme abbiamo tenuto fede al nostro progetto iniziale. Anzi, abbiamo sempre cercato di migliorarci costantemente e le nostre scelte, alla fine, ci hanno ripagato sia in termini di fiducia acquisita da parte dei consumatori che di rotazione dei nostri prodotti. Oggi Accademia Olearia è sinonimo di eccellenza nel mondo oleario ed è una azienda unica nel suo genere, che produce circa il 60% del totale prodotto certificato Dop Sardegna.

E come l’investimento fatto per la sostenibilità dei processi produttivi ha migliorato il prodotto, il fatturato e l’immagine dell’azienda?

Per noi l’ecosostenibilità era un passo obbligato, faceva già parte della nostra filosofia aziendale. Siamo convinti che si debba operare per cercare di migliorare il territorio e non per depredarlo senza alcun riguardo per il domani. Nel nostro piccolo cerchiamo di fare la nostra parte. La cosa incoraggiante è che sempre più troviamo persone con idee affini alle nostre e che apprezzano la nostra scelta aziendale. Quanto al miglioramento del prodotto, più vincoli si mettono e più un’azienda deve impegnarsi soprattutto per ottenere dei risultati eccellenti. Ma a noi gli impegni non ci hanno mai spaventato.

Quali sono gli obiettivi a breve, media e lunga durata?

Il primo obiettivo è la conferma ai vertici nelle migliori competizioni per gli oli di eccellenza. Poi puntiamo a una crescita in campo agricolo basata sulla valorizzazione delle nostre eccellenti cultivar regionali. Considerando i tempi per la realizzazione ed entrata in produzione di un oliveto, questo rappresenta obbiettivi a breve, medio e lungo periodo. Quanto alla diffusione del prodotto, siamo costantemente impegnati in una serie di tour di valorizzazione e presentazione dei nostri prodotti, in collaborazione con i migliori ristoranti e con i migliori chef in campo regionale e nazionale. E intanto abbiamo instaurato interessanti canali di dialogo con alcune strutture gourmet nelle più importanti città del mondo. Ovviamente tutto dipende dai tempi e dal lavoro di innovazione in campo agricolo che stiamo portando avanti.

Esiste la possibilità che il vostro esempio possa ispirare altre realtà e la strutturazione di un vero e proprio distretto? Quanto è realisticamente fondata?

Crediamo che la salvezza della Sardegna possa essere il ritorno alle terre. Proprio in questi tempi si sta discutendo di alcune grandi tenute di proprietà regionale. Sarebbe un grande progetto quello di valorizzare queste terre, dando vita a dei poli delle grandi eccellenze regionali. Sono solo idee e proposte, siamo pronti a confrontarci con la Regione Sardegna.

Le politiche comunitarie, quelle nazionali e quelle regionali hanno rappresentato un’opportunità? E investire in Sardegna può essere un vantaggio? Perché?

Le politiche di sostegno della comunità europea rappresentano senz’altro un aiuto, ma il fatto di aver slegato gli incentivi dalle quantità prodotte, collegandoli invece a ogni ettaro, ha prodotto un progressivo abbandono delle campagne e della cura delle piante.

Per investire in Sardegna servono forti motivazioni e progetti concreti. Essere in un’isola ci regala tanto, ma in termini di tempi di trasporto, costi energetici e altri fattori si fa più fatica rispetto ad altre zone. Il vantaggio è che comunque c’è da tanto da fare, sia in campo agricolo che turistico, per cui se si hanno forti motivazioni e idee importanti, lo spazio per creare e crescere c’è sicuramente. L’importante è differenziarsi.

21/07/2017