Cresce l’impresa femminile in Italia

Cresce l’impresa femminile in Italia

Sono in Italia un milione e 307mila e a fine 2024 rappresentano il 22,2 per cento delle imprese. Sono le imprese femminili, più piccole, più giovani, più straniere, più dislocate nel Mezzogiorno e che puntano sui settori a maggior contenuto di conoscenza. Unioncamere e Sole 24 Ore hanno analizzato il settore, con risultati presentati online nei giorni scorsi. Un’indagine destinata a far luce sulle caratteristiche, le peculiarità e l’approccio alle fonti di finanziamento di questo segmento importante del sistema produttivo nazionale.
Un dato balza subito all’occhio: resistono meglio delle imprese in generale. Dopo il picco toccato nel 2021, quando le imprese femminili avevano superato il milione e 342mila unità, le aziende guidate da donne hanno conosciuto una lenta diminuzione, analoga ma meno insistita rispetto alle aziende non femminili. Rispetto al 2014, questa tipologia di impresa ha comunque segnato una crescita dello 0,4 per cento a fronte di una diminuzione delle attività non femminili del -3,6 per cento.

Il 72,6 per cento delle imprese femminili opera nel settore dei servizi e si presenta come microimpresa (il 96,2 per cento del totale). Sono soprattutto registrano ditte individuali (60,5 per cento), ma le società di capitali condotte da donne sono aumentate del 45 per cento rispetto al 2014, arrivando a rappresentare ormai circa un quarto di tutte le imprese femminili). Sono meno le imprese artigiane (il 16,7 per centro contro il 22,6 per cento delle non femminili). Ci sono più giovani, ovvero donne under 35 (il 10,3 per cento contro il 7,7 per cento), e straniere (12,6 per cento contro 11). Solo in un settore le imprese femminili sopravanzano quelle maschili: le altre attività dei servizi, dove le donne d’impresa incidono per il 60 per cento sul totale. Aumentano in maniera consistente in dieci anni le imprese giovanili a maggior contenuto di conoscenza, +41,3 per cento.

In alcune regioni, soprattutto del Sud, le imprese femminili hanno un ruolo importante, superando il 25 per cento del totale. Come in Molise (27,2 per cento), Basilicata (26,5), Abruzzo (25,3), più la Sicilia (24,2).
Infine, il tasso di sopravvivenza: a cinque anni dalla fondazione, ne resta in vita il 72,3 per cento (contro il 77,3 per cento delle non femminili).