2020 da incubo per le Pmi italiane e da record per i colossi del web. Secondo una stima elaborata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, l’emergenza sanitaria da covid 19 ha causato una perdita di fatturato pari a 420 miliardi di euro per le piccole e medie imprese italiane. Un crollo del 13,5% rispetto al 2019, al quale fa da contraltare il boom di fatturato dei giganti del web, cresciuto, solo in Italia, del 17%.
La stima della Cgia dice che i settori più colpiti dalla crisi indotta dalla pandemia (escludendo le attività che ruotano attorno a turismo, ricezione e ristorazione) sono:
- la filiera trasporto persone (taxi, ncc, bus operator);
- la filiera eventi (congressi, matrimoni, cerimonie, etc.);
- gli ambulanti, soprattutto con posteggi presso le aree interessate da eventi, stadi (i cosiddetti fieristi);
- la filiera sport, tempo libero, intrattenimento, discoteche, parchi divertimento e tematici (incluse le attività dello spettacolo viaggiante);
- la filiera attività culturali e spettacolo;
- il commercio al dettaglio, in particolar modo abbigliamento, calzature, libri e articoli di cartoleria;
- gli agenti di commercio.
Sempre dallo studio della Cgia emerge che la pandemia ha determinato la crisi delle città d’arte ad alta vocazione turistica, che quest’anno hanno subito un crollo verticale delle presenze di visitatori stranieri.
Secondo l’elaborazione della Cgia di Mestre sulle previsioni del proprio Ufficio studi e sui dati diffusi dal ministero dell’Economia e delle finanze, a fronte di un calo di fatturato stimato in 420 miliardi di lire per il 2020, il Governo ha erogato 29,153 miliardi di euro di aiuti diretti per le imprese, sufficiente a coprire il 6,9% delle perdite subite.