Salute e sicurezza: Caso aziendale Montaggi SAS - intervista a Raffaele Caria

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Montaggi SAS

Come è nata l’azienda?

Nel 2005, dopo una precedente esperienza non positiva nello stesso settore con altri soci, ho deciso di mettermi in proprio. Adesso abbiamo 18 dipendenti e io, dopo più di 40 anni di lavoro mi trovo ancora a fare il capo cantiere, anche se sono in pensione da qualche mese.

Come mai?

Un’azienda di questo tipo non puoi chiuderla dall’oggi al domani.

Come avete vissuto questi anni di crisi?

Per quanto riguarda la quantità di lavoro non ne abbiamo risentito più di tanto perché il nostro principale committente è la SARAS e gli altri sono impianti industriali importanti come la Syndial del gruppo ENI. Questo non vuol dire che non abbiamo accumulato problemi di varia natura, tra cui quelli legati a pagamenti e liquidità.

Quali sono i rischi principali per la salute e la sicurezza nella vostra attività ?

Nella nostra officina e nelle lavorazioni che svolgiamo direttamente in cantiere direi che il rischio principale è la proiezione di schegge, ma il rischio più importante è il lavoro in spazi confinati.

Cioè?

Si tratta di lavori in cilindri, tubazioni, depositi che per la ristrettezza degli spazi e la carenza di ossigeno comportano seri rischi per la salute e rendono molto difficili i recuperi degli infortunati. E poi c’è da dire che la sicurezza in questi lavori dipende molto dall’attenzione che presta il committente in fase preparatoria.

A quando risale il vostro ultimo infortunio?

Non ci crederà ma il nostro registro infortuni è intonso.

Complimenti, e malattie professionali?

Neanche quelle, il nostro personale ha una media di 35-37 anni.

Cos’è per lei la sicurezza sul lavoro?

Si tratta di regole che aiutano a rientrare a casa la sera alla fine del turno di lavoro.

Quali sono le maggiori difficoltà che un'azienda come la sua incontra per applicare le regole sulle sicurezza?

Noi forse siamo avvantaggiati perché abbiamo a che fare con committenti che mettono la sicurezza ai primi posti, per cui se vogliamo lavorare siamo costretti a gestirla in modo adeguato e con molta attenzione.

Chi è il vostro RSPP (responsabile della sicurezza)?

Un ingegnere esterno, ma il suo apporto lo ritengo non adeguato alle nostre esigenze. Pensi che ho iniziato a fare io i corsi per la mia abilitazione.

E il medico aziendale?

Anche lui lo si vede o lo si sente quasi niente Il rapporto si limita alle visite e al pagamento della parcella.

Può anche significare che non avete grandi problemi?

È proprio questo il punto: magari loro, gli esperti, lo danno per scontato, ma a noi datori di lavoro farebbe piacere avere informazioni più precise da passare anche ai dipendenti. Credo che un medico aziendale non si dovrebbe limitare alle visite mediche.

Ha mai dovuto sanzionare un lavoratore per ragioni legate alla sicurezza?

Si, capita quando il committente applica una sanzione alla nostra azienda perché un nostro dipendente non ha rispettato una regola. A quel punto io devo sanzionare il colpevole.

Quali sono le infrazioni che i suoi dipendenti commettono più frequentemente?

In generale non sono frequenti, ma le più frequenti risultano quelle legate al non utilizzo dei DPI.

Cosa ne pensano i suoi dipendenti della sicurezza?

Pensano che sia esagerata. In questo periodo sto gestendo un cantiere di una società olandese ma le garantisco che i nostri dipendenti sono a un livello di sicurezza maggiore della loro.

Avete anche la figura dell’RLS (rappresentate dei lavoratori per la sicurezza)? ?

Si.

Riesce a svolgere il suo ruolo?

Guardi, da quello che vedo, anche nelle altre aziende del nostro settore, questa figura non riesce a fare praticamente niente.  

Perché?

Probabilmente perché hanno quasi sempre un basso livello di istruzione e non si sentono all’altezza di discutere con tecnici o altre persone più preparate. È un problema di cultura, non solo di istruzione: per questa figura c’è ancora tantissima strada da fare.

Qual' è la sua opinione sulla cultura della sicurezza tra gli imprenditori che conosce ?

Quelli che conosco di più sono colleghi che operano presso i nostri stessi committenti e quindi non si pongono il problema se la sicurezza sia o non sia importante perché è un prerequisito per essere fornitori qualificati. Già da tempo in SARAS vige la patente a punti per i fornitori: se sbagli perdi punti e, secondo l’errore che commetti sulla sicurezza, potresti non essere più chiamato perché ritenuto inaffidabile. Se l’immagina se fosse così dappertutto?

Argomenti
Ambiente e salute
17/11/2015