Nurjana, gli "ecologisti" dello spazio arrivano dalla Sardegna

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Nurjana, gli "ecologisti" dello spazio arrivano dalla Sardegna

«L’isola è la culla dell’aerospazio in Italia, sulla Treccani è scritto a chiare lettere che il settore è nato in Sardegna negli anni Cinquanta per occuparsi dell’ambito meteorologico». Parola di Pietro Andronico, amministratore unico di Nurjana Technologies, società sarda che oggi fa parte a buon diritto del Distretto aerospaziale della Sardegna e, soprattutto, si ritaglia uno spazio importante in un settore che a livello internazionale registra una crescita esponenziale. «Nurjana Technologies è nata nel 2012 per occuparsi di progettazione e sviluppo di sistemi nell’ambito aerospazio, in particolare di sistemi per applicazioni di test e sperimentazioni», spiega l’amministratore. «Più precisamente ci occupiamo di sistemi in grado di integrare i dati provenienti da varie tipologie di sensori, consentendo a un operatore di monitorare in tempo reale l’evoluzione del test», aggiunge Andronico. Si va dall’aeronautica all’ambito più ambizioso, che è quello dello spazio. L’attività più recente è dedicata al rilevamento dei detriti spaziali attraverso un lavoro che si concentra in particolare sull’ingegneria di sistema e la realizzazione del software di controllo.

La società avviata nel 2012 per iniziativa di Pietro Andronico e Maurizio Cao è nata sulla base di due esperienze diverse, ma venivamo entrambi da quindici anni nel settore, in vari contesti ma sempre nell’ambito dell’aerospazio e della difesa», spiega Andronico. «All’epoca decidemmo di investire a Cagliari per consentire anche ad altri sardi di trovare lavoro nell’isola in un ambito che, fino ad allora, imponeva a chiunque avesse seguito questa strada di cercare occupazione altrove», ricorda Andronico. Certo, «il mercato di riferimento non è decisamente la Sardegna, ma la nostra scommessa è di restare dove abbiamo le nostre radici», prosegue con grande orgoglio. Al di là delle motivazioni originarie, Andronico a Cao avevano già un modello, un’idea, un’ambizione: il distretto aerospaziale sardo. «Siamo stati tra i primi a entrare dopo la sua nascita, e da subito abbiamo portato lì la nostra idea – spiega Andronico – ossia l’idea che la Sardegna, per cultura ma anche per la presenza di infrastrutture come il salto di Quirra, sia la culla dell’aerospazio in Italia».

Non è solo una questione legata al passato. «Dal punto di vista della tecnologia e delle infrastrutture, la Sardegna si presta a un certo tipo di attività connesse alla sperimentazione – sostiene – perché in un contesto come il nostro, di nicchia, è possibile sviluppare competenze poi esportabili in altri campi, non tradizionali». Uno dei punti di forza è «il coinvolgimento e l’inclusione delle esperienze portate avanti da Università e centri ricerca, in ottica non più militare ma aerospaziale». Ed è esattamente in questo ambito che «possiamo dare il nostro contributo per un diverso approccio all’ambito aerospaziale, non più legato alle servitù militari».

Il tema si fa centrale e Nurjana c’è. «È attualissimo a livello internazionale e non è casuale che la Regione abbia pubblicato i primi bandi per l’aerospazio, a valere sui fondi POR FESR 2014 - 2020,  che peraltro hanno finanziato due nostri progetti realizzati con la Scuola di ingegneria aerospaziale della Sapienza di Roma e con Ibimet Cnr di Sassari», specifica Andronico. In pratica la società di cui è amministratore unico si occupa di ambiente, di differenziata e del futuro destino dell’attività di ricerca. «Il problema della cosiddetta spazzatura è molto sentito dagli operatori della “space economy”, perché la possibilità di portare in orbita micro-satelliti in condizioni di sicurezza dipende dalla situazione dell’ambiente aerospaziale», aggiunge ancora per specificare ulteriormente il contesto entro cui opera Nurjana Technoligies.

La sfida di questa giovane società è straordinaria perché è anche contro i luoghi comuni. “Perché i sardi dovrebbero occuparsi di aerospazio? È una domanda che ci siamo sentiti rivolgere spesso, soprattutto all’inizio – spiega Andronico – ma in realtà il motivo è semplice, perché l’aerospazio richiede competenze elevate e produce capacità e tecnologie che possono essere trasportate anche dalla Sardegna senza tanti costi». Tra l’altro le competenze proprie di questo settore, insiste il rappresentante di Nurjana, «si possono integrare con altre specializzazioni per cui l’isola è ormai riconosciuta a livello internazionale, dall’Ict al digitale».

In questo senso, il Distretto potrebbe essere la chiave per una svolta epocale, purché faccia quel per cui è nato. «Forse oggi somiglia più a una associazione di categoria, mentre dovrebbe diventare un consorzio, con una nuova capacità dei soci di implementare e coordinare le proprie attività, ma anche di esercitare una diversa pressione sulle istituzioni, per cercare di portare alla loro attenzione il valore strategico dell’ambito aerospaziale, per sé e per lo sviluppo della Sardegna». In questo senso l’acquisizione dell’aeroporto di Fenosu, nuova base operativa del distretto, ha un potenziale enorme. «Già prima di diventare soci del Distretto ci eravamo interessati alla possibilità di entrare nella società di gestione – rivela Pietro Andronico – perché siamo persuasi dall’idea che una delle possibili attività poteva essere quella dei test aeronautici e aerospaziali, per unire alla produzione di tecnologia anche un luogo in cui sperimentarla. Telemetrico, consentire ai nostri stessi clienti di poter fare i test qua.

Il senso di tutto questo, infine, è nei numeri. «Nel 2013, primo anno di operatività, Nurjana ha fatturato 250mila euro, nel 2016 si è arrivati a 1milione e 250mila euro – snocciola Andronico – e ora la scelta strategica è di stabilire partnership estere: Francia, Australia, Svezia, Turchia». Anche i livelli occupazionali sono un indicatore del percorso. «Nel 2013 siamo partiti in tre, oggi contiamo dodici dipendenti a tempo indeterminato più alcune collaborazioni, per un totale di 15 lavoratori – riferisce ancora l’amministratore – si tratta di laureati in materie scientifiche, dall’ingegneria elettronica a quella aerospaziale e all’informatica, oltre naturalmente all’area tecnica-amministrativa».

Sinora il settore pubblico ha mostrato attenzione per quel che sta succedendo. «Bisogna proseguire in questa attività, acquisendo sempre più consapevolezza che in questi contesti non necessariamente è tutto limitato alla grande industria – conclude Pietro Andronico – l’innovazione è una leva strategica importante, e le piccole realtà sono in grado di fare più innovazione delle grandi. Anche in Sardegna c’è un grande fermento, ed è merito di piccole realtà». Che fanno cose grandi.

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Ricerca e innovazione
10/04/2018