"Eminas", e la parola vino diventa un sostantivo femminile plurale

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le sorelle Melis, fondatrici di "Eminas"

«Facevamo altro ma il richiamo è stato troppo forte, siamo cresciute tra questi filari e queste vigne sono la storia della nostra famiglia, perciò ci siamo fatte coraggio e abbiamo deciso di lanciarci in quest’impresa con cui si realizza il sogno di nostro padre e di nostro nonno». Maria Antonietta Melis la vede così. Insieme alle sorelle ha fondato Eminas, azienda vitivinicola che raccoglie l’amore per la vite e per l’uva che gli hanno trasmesso il padre e il nonno. Un’impresa femminile di successo in un mondo che sino a qualche anno fa era esclusivamente maschile. Sardegna Impresa l’ha intervistata e si è fatta raccontare questo originale, anche se fortunatamente non più unico, caso aziendale.

Quando nasce Eminas?

Eminas nasce nel 2015, quando conferiamo per la prima volta l’uva alla Cantina Trexenta, dove viene lavorata e imbottigliata. In realtà già da qualche anno avevamo deciso di provare a portare avanti l’idea e il lavoro di nostro padre Tonino e di nonno Gonario, così abbiamo fatto dei corsi per formarci come imprenditrici agricole e iniziare a farci il nostro piccolo spazio, e quattro anni fa abbiamo fondato la società.

Da dove trae ispirazione l’idea imprenditoriale?

Nostro nonno era un finanziere, ha combattuto la Seconda guerra mondiale, è stato fatto prigioniero in Albania e poi è tornato a Mamoiada. Da allora si è sempre dedicato alle vigne e avrebbe sempre voluto fare il suo vino, ma aveva paura di rischiare e allora conferiva l’uva alla Cantina Nepente di Oliena, paese cui ci legano in parte le origini paterne. Nostro padre ha proseguito la sua attività ed è diventato socio della cantina. Si può dire che noi siamo cresciute tra i filari e che la nostra idea è quella di proseguire con la tradizione di famiglia, ma anche con un’attività che racconta meglio di altre questo territorio e la sua identità.

Chi sono le protagoniste?

Emanuela, la più grande ha 35 anni e ha sempre dato una mano in azienda. Io ho 33 anni e dopo aver studiato Scienze politiche ho scelto di tornare a quella che considero la mia vera passione. Roberta ha 28 anni e ha studiato al liceo linguistico prima decidere anche lei di dedicarsi all’attività. In realtà nella società c’è anche nostra madre Angela, abbiamo deciso tutte insieme di portare avanti la nostra attività.

Come siete arrivate alla decisione di creare un’azienda?

Sentivamo il bisogno di qualcosa che ci desse più soddisfazione della semplice attività di conferimento o di vendita dell’uva. Vedere una bottiglia del proprio vino è davvero una grande soddisfazione, e dal 2017 è diventata una realtà.

Quali sono i risultati raggiunti e qual è il prossimo obiettivo aziendale?

Abbiamo iniziato con i nove ettari delle vigne ereditate e con una produzione di 5mila bottiglie: le abbiamo vendute tutte, abbiamo richiesta. “Eminas”, il nostro cannonau in purezza, piace molto. Per il momento continuiamo a imbottigliare nella Cantina Trexenta, dove l’enologo che ci supporta, Antonio Manca, può seguirci meglio. Vorremmo impiantare nuovi vigneti, ampliare il numero delle referenze e avere una cantina tutta nostra. Ci arriveremo gradualmente.

Quanto è importante la tradizione?

Per noi è fondamentale. Ci sono dei lavori che potrebbero essere fatti tranquillamente dalle macchine, ma abbiamo scelto di lavorare con metodi tradizionali, con i tempi e le braccia che servono. La macchina per vendemmiare? Non esiste.

E l’innovazione quanto è importante?

La consideriamo altrettanto preziosa, ma solo sul piano commerciale, della promozione, della commercializzazione della diffusione di ciò che facciamo. La rete, soprattutto i social, ci hanno permesso di raggiungere mercati altrimenti impensabili.

Qual è il plusvalore di operare in Sardegna?

Al di là del clima e al di là di tutti gli aspetti identitari, che sono formidabili, è innegabili che per un’attività come la nostra è fondamentale vivere in un terra a forte vocazione turistica, che consente di far assaggiare il nostro vino a persone che arrivano da ogni parte del mondo e ripartono dopo aver sperimentato l’isola anche col gusto.

Come operano delle donne in un mondo quasi esclusivamente di uomini?

Ci siamo date una linea: ci presentiamo sempre in punta di piedi, parliamo l’essenziale e pensiamo soprattutto a fare. Non è semplice superare certi luoghi comuni, come quando vieni a sapere che qualcuno giudica negativamente il nostro prodotto, senza neanche averlo assaggiato, perché è fatto da donne. Siamo giovani e non abbiamo fretta, il tempo ci restituirà. Per ora conta solo la soddisfazione di aver realizzato il sogno di nostro padre e la contentezza di vedere che alla gente il nostro vino piace.

01/03/2019