Abinsula: "Scommettiamo sulla Sardegna"

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Abinsula: "Scommettiamo sulla Sardegna"

Abinsula. Dall’isola. Senza porsi limiti. Dalla Sardegna sino allo spazio, sino a Marte. Sino agli abissi oceanici. Sino a quelli, ancora più oscuri, del “deep web”. Il sogno di un gruppo di ragazzi sassaresi è una realtà affermata e consolidata. Lo dicono i numeri. E quei ragazzi hanno vinto la scommessa da 2mila euro a testa fatta qualche anno fa. Hanno studiato Ingegneria, si sono specializzati in alcuni ambiti di mercato particolarmente evoluti, hanno lavorato per le più importanti realtà internazionali del settore e poi sono tornati. Con l’idea di fare della Sardegna l’epicentro del loro progetto visionario. E ce l’hanno fatta. Oggi il loro giocattolo è una società con tre sedi, oltre 65 dipendenti e 4milioni di euro di fatturato annuo. Sono i numeri di Abinsula. Dall’isola, appunto, per un viaggio senza limiti verso l’innovazione.

Abinsula è un’azienda che offre soluzioni nei campi web, mobile, smart tv e dei sistemi embedded. La sua sede principale è Sassari, da dove arrivano quattro dei cinque fondatori, ma è presente anche a Torino, città natale del quinto socio, e a Cagliari. Fondata nel 2012 da professionisti dell’information technology, continua a crescere e a incassare successi sul mercato e riconoscimenti tra gli addetti ai lavori. Offre competenze di alto livello sulle tecnologie più recenti, vanta esperienze internazionali nella progettazione di sistemi e applicazioni per diversi settori, con particolare attenzione alle tecnologie e architetture software opensource. Sinora si è distinta nello sviluppo di software per il mondo automotive, che rappresenta il core business aziendale. Ma da questo punto di vista il 2017 potrebbe rappresentare una svolta.

«All’ultimo Motor Show di Bologna abbiamo inaugurato ufficialmente la fase di integrazione e di collaborazione con l’Università di Sassari, ma è solo l’inizio», racconta Antonio Solinas, che in Abinsula è il responsabile del settore Ricerca e Sviluppo. Di fatto la collaborazione con l’ateneo è alla base della partnership internazionale di cui l’azienda di viale Umberto sarà protagonista. «Per tre anni, grazie ai finanziamenti comunitari di Horizon 2020, lavoreremo alle tecnologie “cyber physical systems” in un contesto internazionale particolarmente stimolante e qualificato, in un parternariato coordinato da Ibm Israele», spiega Solinas.

Il progetto si chiama Cerbero ed è un programma di ricerca internazionale per mettere a punto sistemi innovativi per esplorare gli oceani, sondare Marte e creare auto elettriche intelligenti. Finanziato per oltre 5milioni di euro dall’Unione europea, vedrà la Sardegna protagonista. Saranno elaborati metodi e strumenti per la progettazione di cyber physical systems, cioè “sistemi di sistemi” complessi, in grado di interagire con gli utenti e l’ambiente. I ricercatori lavoreranno alla creazione di software e hardware per “oggetti intelligenti” a partire da tre casi di studio: “Self healing system for planetary explanation”, destinato al prossimo lancio su Marte della missione ExoMars, prevista per il 2020, “diving robot” per il monitoraggio degli oceani, “smart travelling for electric vehicle” per l’auto elettrica intelligente.

Mare, spazio, terra. La missione di Abinsula, a questo punto, non ha confini. Neanche virtuali. Perché la seconda parte della rivoluzione si chiama Abissi ed è la società costituita all’interno della “galassia” Abinsula per esplorare il “deep web” e offrire servizi di cyber security ai settori delle infrastrutture critiche, al mondo delle connected car e degli oggetti connessi. Abissi vanta elevate competenze tecniche elevatissime e un bagaglio di esperienze internazionali di primissimo piano nel mondo delle infrastrutture critiche in molti settori, dall’energy all’oil&gas, dall’industrial all’automotive, dal transport all’avionics.

«La cyber security è il quarto terreno di guerra, un potenziale attacco ai frigoriferi oggi potrebbe intaccare la sicurezza di una nazione intera», spiega Pieluigi Pinna, co-owner di Abinsula. Ma il suo racconto parte dalle origini. «Abinsula è nata nel 2012 dall’idea di cinque ingegneri che erano e sono, anzitutto, un gruppo di amici – ricorda Pinna – volevamo andare con le nostre gambe, ne parlavamo spesso ad Assemini, dove lavoravamo all’epoca, e nel 2012 l’abbiamo fatto, ci siamo staccati e ci siamo messi in gioco». Quattro soci sono di Sassari, uno di Torino. Con Pierluigi Pinna ci sono Andrea Maddau, Andrea Sanna, Paolo Doz e Stefano Farina. «Veniamo tutti da esperienze nazionali e internazionali, abbiamo acquisito competenze in giro per il mondo – dice – ma avevamo voglia di rimetterle in gioco nella nostra realtà». Contro il giudizio di chi li prendeva per matti. Poi è arrivato il primo progetto. «Un’azienda veronese aveva un problema con un cromatografo per dentisti, ci ha contattato attraverso Linkedin», racconta ancora Pinna.

Quel contatto quasi casuale, attraverso la più grande rete virtuale di aziende e professionisti, è stato l’inizio di tutto. «Ci hanno spedito a Sassari il cromatografo, noi abbiamo risolto il problema e gli abbiamo svuotato il magazzino – ricorda – e loro, contentissimi, ci hanno dato più di quanto pattuito». Tanto per capire di che pasta sono fatti ad Abinsula, «con quei soldi abbiamo assoldato il primo collaboratore», riferisce. Ora, come detto, ad Abinsula sono quasi 70, ma sono destinati a crescere. D’altronde, se il sogno si è avverato, «è merito di tutte le persone che si sono messe in gioco, tutti professionisti affermati, che hanno lasciato quello che facevano, rinunciando in certi casi a contratti importanti, e hanno creduto nel nostro progetto».

Tra i segreti, c’è sicuramente l’investimento fatto in ricerca e sviluppo. «Girando tra le scrivanie e dando uno sguardo ai progetti in corso, si vede subito che siamo all’opera su tecnologie che due anni fa non erano mai state usate, e sappiamo che fra due anni ci confronteremo con tecnologie che oggi non si conoscono», conferma Antonio Solias. «Tenersi aggiornati è fondamentale – aggiunge – per questo dal 2013 abbiamo tracciato un percorso che ci consente di attrarre fondi per finanziare servizi e prodotti, con attenzione particolare al mercato grazie a un osservatorio permanente sulla tecnologia in fase di sviluppo».

Alla fine, quell’idea di lavorare da Sassari, non era così temeraria. «Ci hanno preso per pazzi, ma siamo sempre più convinti della nostra scelta», dice Pieluigi Pinna. «In molte aziende c’è un grosso riciclo del personale, le persone cambiano facilmente lavoro – aggiunge – qui, un po’ per la mentalità di noi sardi e un po’ per chi si tratta di un gruppo di persone che crede nell’idea, il nucleo è sempre lo stesso». Questo, è la sua convinzione, «ci permette di crescere e intercettare clienti sempre più importanti, il mare ci tiene un po’ uniti e ci consente di lavorare come un team». E poi «siamo al centro di Sassari, valorizziamo il centro e crediamo nella necessità di farlo vivere, di smuovere un po’ le acque», dice.

Il racconto si trasforma in una vera e propria esortazione al coraggio. «Tutti si lamentano delle leggi e dicono che qui non si può fare nulla – prosegue – noi al 90 percento abbiamo assunto a tempo indeterminato, lavoraimo grossi marchi di auto e non solo a livello internazionale, abbiamo dimostrato che a Sassari e in Sardegna si può ancora fare impresa». Il loro esempio potrebbe diventare il punto di partenza per la creazione di un vero e proprio comparto. «Basta lavorare con la consapevolezza di doversi immergere in una realtà internazionale, avere sede a Sassari, Milano o Torino fa poca differenza – assicura – contano le nuove tecnologie e le partnership».

L’elenco di partner e clienti sparsi per il mondo è lungo e qualificato. L’isola, per non perdere il treno, ha una sola possibilità. «Nel nostro settore, siamo la più grande azienda indipendente in Sardegna, è fondamentale che pmi come Abinsula siano coinvolte, che emerga una chiara idea e una precisa volontà di dare vita al distretto della software economy legata alla trasformazione digitale e all’internet degli oggetti, che è un’ambizione fondata». Come quella, di «esportare Sardegna in qualsiasi angolo del pianeta, perché serve una strategia per evitare la cannibalizzazione». È il nuovo miraggio di Abinsula, la scommessa di un gruppo di ragazzi partiti dall’isola per un viaggio senza limiti.

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Ricerca e innovazione
24/01/2017