"Sapori d'Ogliastra", il gusto della Sardegna alla conquista del mondo

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Nella “terra dei culurgiones” c’è chi ne produce più di tutti, o quasi, ma in casa non ne vende che una minima parte. Una scelta precisa, cui sono seguite strategie aziendali mirate, grazie alle quali quel piccolo pezzo di Sardegna che ha inventato la pasta fresca col ripieno di menta, patate e pecorino si sta facendo un nome anche oltre Tirreno e fuori dai confini nazionali. È la straordinaria storia di “I sapori d’Ogliastra”, una ditta individuale fondata nel 2004 da Vito Arra, che dopo una vita nel settore agricolo ha deciso di trasformare la sua passione per la pasta in una vera a propria attività imprenditoriale. Da 13 anni l’artigiano, 55 anni, esporta con quel marchio i suoi culrgiones. E i numeri gli danno ragione: 3mila quintali di pasta fresca lavorati all’anno, 1milione e 600mila euro di fatturato nel 2016, con una crescita già certa per quest’anno, dato che lo stesso fatturato era stato raggiunto al 30 novembre scorso.

Nella regione storica dell’isola in cui quel tipo di pasta è un simbolo, la vera peculiarità di “I sapori d’Ogliastra” sta nella distribuzione del proprio mercato. «Per oltre il 60% produciamo culurgiones, ma dei nostri prodotti solo una quantità al di sotto dello 0,5% è commercializzata in Ogliastra», rivela Arra. E neanche il mercato sardo è il target della sua azienda che assicura venti posti di lavoro e ha un assetto a forte trazione femminile, con 16 dipendenti donne. «In Sardegna ormai vendiamo meno del 30% di quel che realizziamo», spiega Arra. I suoi laboratori sono ben strutturati, i livelli di innovazione sono elevati e la tendenza è a seguire gli sviluppi che consente la tecnologia in tema di produzione. Ma «il lavoro dell’uomo, l’opera manuale, resta ancora fondamentale», tiene a precisare per rivendicare quel carattere artigianale che costituisce un valore aggiunto al prodotto.

Vito Arra ha sempre fatto culurgione e altra pasta fresca per passione, imparando i segreti della tradizione dalle donne della sua famiglia. «Avevo sempre in mente di fare qualcosa, poi ho pensato che la cosa giusta da fare fosse l’esportazione di un prodotto che dice molto della Sardegna – racconta – e siamo stati i primi a confezionare i culrgiones in atm, abbiamo solo attinto dal sapere dei nostri avi e gli abbiamo dato un vestito adatto per viaggiare nel mondo». Oggi il 70% dei culurgiones e di pasta fresca de “I sapori d’Ogliastra” varca il Tirreno. «L’export è in crescita esponenziale, ma parliamo sempre di cifre molto contenute, intorno al 2% – spiega il fondatore e titolare dell’azienda – per uscire dall’Italia ci vogliono investimenti che stiamo valutando, ma il primo passo per un buono e stabile processo di internazionalizzazione sono la stabilizzazione e la storicizzazione dei mercati italiani».

Il ragionamento è semplice: se un turista tedesco scopre il culurgiones in Ogliastra, deve poterlo mangiare anche a casa, ma per sapere che sta mangiando un buon prodotto ha bisogno di ritrovarlo anche in altre parti d’Italia in cui dovesse scegliere di trascorrere le proprie vacanze in un’altra occasione. Ecco che allora l’export diventa soprattutto «un graduale processo di innovazione produttiva, ma anche del marketing e della commercializzazione». Partendo da Lanuesi e da un punto fermo. «La tipicità – dice Vito Arra – deve essere un elemento riconosciuto e rintracciabile anche attraverso la presenza sul mercato». Da questo punto di vista, se è vero che investire in Sardegna aiuta ad avere a che fare con la tradizione, l’identità e altri valori fortemente di moda oggi a livello internazionale, è altrettanto vero che «servono interventi significativi per infrastrutture e logistica – conclude Vito Arra - perché è inutile fare progetti di internazionalizzazione e non ci sono i mezzi per garantire ai prodotti tempi certi per raggiungere i mercati in cui vengono venduti, e oggi i tempi di consegna fanno la differenza».

Argomenti
Internazionalizzazione ed export
18/12/2017