Inpeco, anche le grandi aziende investono in Sardegna

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Inpeco, anche le grandi aziende investono in Sardegna

La Sardegna è sede anche di importanti realtà multinazionali. Come Inpeco, gruppo specializzato in soluzioni di automazione per i laboratori di analisi cliniche, che opera da più di vent’anni in tutto il mondo e ha sedi in Svizzera, in Italia, in Belgio e negli Stati Uniti, è presente in oltre 1500 istituzioni sanitarie di oltre sessanta Paesi. Per Inpeco il mercato italiano rappresenta il 6% del fatturato.

L’azienda è specializzata nell’automazione delle attività di laboratorio e FlexLab, famiglia di prodotti alla terza generazione, è la sua punta di diamante. Le linee automatizzate collegano i diversi analizzatori, gestendo carichi di lavoro da oltre 10mila provette all’ora e includendo moduli per il trasporto delle provette in verticale per la gestione degli archivi robotizzati per grandi volumi di campioni. Sono in fase di sviluppo le connessioni con analizzatori di biologia molecolare, bio banche e spettrometria di massa.

L’esperienza accumulata da Inpeco nei laboratori di analisi ha permesso all’azienda di realizzare nuove soluzioni per la tracciabilità e la sicurezza di pazienti e campioni anche al di fuori del laboratorio di analisi, partendo dal presupposto che dietro ogni provetta ci sia un paziente che ha il diritto di avere risposte corrette nel minor tempo possibile. Per potergli garantire questo è necessario che l’intero processo diagnostico sia sotto controllo, dal prelievo dei campioni fino al ritorno dei referti al medico. Attorno al concetto di centralità del paziente, Inpeco ha sviluppato la soluzione ProTube, in grado di garantire il più sicuro e corretto processo di prelievo del sangue, dall’identificazione certa dei pazienti, anche attraverso sistemi biometrici, alla corretta associazione della persona con i test da eseguire, dalla selezione della provetta giusta alla sua corretta etichettatura. Inoltre, Inpeco sta sviluppando applicazioni per il point-of-care, i carrelli intelligenti al letto del paziente, e per il trasporto dei campioni.

Della storia e dell’impatto di Inpeco sul sistema imprenditoriale sardo parla il manager Andrea Costaglioli.

Da quanto esiste Inpeco?

«Vent’anni fa realizzava già pionieristiche soluzioni di automazione totale per i laboratori di analisi cliniche. Nata per intuizione di Gian Andrea Pedrazzini, che negli anni Ottanta si occupava già di automazioni applicate alle strumentazioni per i laboratori di analisi, nel 1995 ha realizzato il primo prototipo di linea automatizzata per il collegamento diretto di analizzatori. Nel 2000 si è concretizzata la prima collaborazione, con Dade Behring, un produttore di analizzatori che ha lanciato l’azienda sul panorama internazionale. Poi è arrivata la partnership con Abbott e Siemens. Sono accordi ancora attivi, a dimostrazione della validità delle soluzioni proposte».

Sono cambiati la sua mission e il suo core business? Come?

«Fin dalla sua nascita, Inpeco ha una sola mission e un solo core business: limitare l’errore umano in ambito sanitario attraverso l’automazione dei processi operativi e il tracciamento di ogni singolo passaggio all’interno del processo produttivo. La tracciabilità è la via per prendere controllo dei processi medici e il mezzo per certificare l’oggettiva correttezza di un intero percorso di diagnosi e cura al fine, riducendo i margini di errore».

Qual è il grado di innovazione – tecnologica, di sistema o comunicativa – e quanto ha influito sui risultati?

«Su circa 500 dipendenti, 120 sono dedicati a ricerca e sviluppo, ambito in cui il gruppo investe il 10% del proprio fatturato. Questi investimenti hanno permesso a Inpeco di diventare leader nel settore e di servire i laboratori di tutto il mondo. Oltre allo sviluppo dei sistemi d’automazione, l’azienda ha investito nei propri poli produttivi e in sostenibilità ambientale. Lo stabilimento di Val della Torre è una Smart Factory con soluzioni di domotica e logistica automatizzata, dotata di un impianto fotovoltaico che nel 2016 ha evitato di immettere nell’atmosfera circa 240 tonnellate di CO2. Sulla sicurezza gli investimenti si avvicinano ai 300mila euro all’anno. Anche grazie alla formazione, dal 2015 il numero dei cosiddetti “mancati infortuni” è pari a zero».

Quanto è radicata nel territorio, sia in termini sociali che economici?

Inpeco è una realtà sicuramente radicata in Sardegna, come attestano i venti dipendenti, per i quali si è attinto dalle risorse umane locali, ma anche le collaborazioni con aziende sarde che si occupano di software e altri prodotti funzionali alla nostra attività. Ma credo che sia molto importante anche la qualità dei rapporti instaurati con l’Università sarda».

I livelli occupazionali sono stabili o in crescita? E confidate che le strategie elaborate più di recente possano favorire ulteriormente la crescita degli occupati?

«Il numero dei dipendenti è cresciuto rapidamente, in linea con lo sviluppo del business. Nel 2012 il gruppo contava 250 dipendenti, oggi sono oltre 500. Nella sede di Pula il numero di impiegati è passato da 5 nel 2012 a oltre 20 oggi, e abbiamo in previsione qualche altra iniezione di personale per lo sviluppo di un progetto in collaborazione con Regione e CRS4».

In che cosa investire in Sardegna ha rappresentato un plusvalore?

«Nell’aver trovato un ambiente ricettivo, con una parte Ict nella sanità ben sviluppato. Parallelamente le competenze del CRS4 nel settore dell’healthcare ci hanno consentito una interlocuzione e uno scambio di idee estremamente importante per un’azienda innovativa».

Quali sono gli aspetti da migliorare?

«Sarebbe vantaggioso incentivare la ricerca con strumenti snelli. Spesso le procedure amministrative allungano i tempi».

Quali sono gli obiettivi a breve, media e lunga durata?

«Stiamo sviluppando in Sardegna un progetto che potrebbe innovare l’intero settore dell’healthcare. Si chiama TPM, Total Patient Management. Quest’attività è prevista con un raggruppamento di aziende di primaria importanza sul panorama internazionale e una forte propensione al cambiamento, a vantaggio del cittadino».

Esiste la possibilità che il vostro esempio possa ispirare altre realtà e la strutturazione di un vero e proprio distretto? Quanto è realisticamente fondata?

«È possibile e probabile. Intorno ai nostri progetti se ne possono sviluppare altri, con diverse finalità ma orientati al tema dell’healthcare. In questo senso Inpeco è un driver forte, che può generare vantaggi per altri soggetti».

Le politiche comunitarie, quelle nazionali e quelle regionali hanno rappresentato un’opportunità? Cosa consiglierebbe a chi vuole iniziare a fare impresa per non farsele sfuggire?

«Le politiche di incentivazione sono importanti, ma necessitano di idee forti e ben strutturate. È indispensabile che una azienda abbia le proprie idee e le voglia portare avanti a prescindere dai supporti esterni. Iniziare a fare impresa significa aver individuato un business che ha tempi di investimento e tempi di rientro dell’investimento calcolabili, al di là del rischio di impresa. Quando è chiara la direzione da prendere, si possono individuare le opportunità proposte dalle politiche nazionali e comunitarie, ma evitando di modificare il proprio percorso in funzione delle condizioni esterne».

Argomenti
Investire in Sardegna, Ricerca e innovazione
05/06/2017