Agricoltura, per i progetti di filiera ci sono più di 32milioni

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Un investimento da 36milioni e 200mila euro per sostenere e stimolare l’aggregazione delle imprese agricole. L’ha deciso l’assessorato regionale dell’Agricoltura con uno stanziamento imponente sui Pif, i Progetti integrati di filiera, una delle misure comprese nel Programma di sviluppo rurale 2014-2020.  Le sottomisure del Psr sono tre: la Misura 3.2, denominata “Sostegno per attività di informazione e promozione, svolte da associazioni di produttori nel mercato interno” ha una dotazione finanziaria da 1milione e 200mila euro; per la Misura 4.1, indicata come “Sostegno a investimenti nelle aziende agricole”, ci sono 20milioni; alla Misura 4.2, definita “Sostegno a investimenti a favore della trasformazione e commercializzazione e dello sviluppo dei prodotti agricoli”, chiude con 15milioni di euro.

A proporre il progetto di filiera è un soggetto capofila o mandatario, che deve organizzare e coordinare il programma. Possono essere capofila associazioni di organizzazioni di produttori, organizzazioni di produttori, cooperative agricole e loro consorzi, reti di imprese, imprese di trasformazione e commercializzazione. Per ogni Pif devono essere coinvolte almeno dieci imprese del settore della produzione primaria e una della trasformazione.

La spesa finanziabile è compresa fra 300mila euro e 4milioni, con un aiuto a fondo perduto fino all’80%. I Piani integrati di filiera interessano tutti i comparti agricoli dall’ovicaprino al bovino da latte, dal bovino da carne al suinicolo, dall’ortofrutta al vitivinicolo, dall’olivicolo al cerealicolo, sino a comprendere l’apicultura, l’avicultura e le filiere delle piante aromatiche e officinali, dell colture industriali e delle proteoleaginose, come girasole, soia e colza. I capofila presenteranno tra il 15 maggio e il 15 giugno la manifestazione d’interesse accompagnata dal progetto di filiera, che sarà valutato dagli uffici regionali.

«La forza del bando sta nel tentare di aggregare, di mettere assieme i produttori primari e gli operatori della trasformazione e della commercializzazione», commenta l’assessore Pier Luigi Caria, per il quale «si punta a favorire una distribuzione del reddito più equilibrata tra tutte le componenti della filiera, perché oggi le dinamiche del mercato schiacciano il produttore primario». Per l’assessore «il terzo vantaggio garantito dai Pif riguarda la continuità nel tempo, i soggetti saranno impegnati per almeno cinque anni – prosegue Caria – in base a tale stima temporale si decidono le regole, si fa un contratto e si garantisce stabilità al mercato».

Come precisa ancora l’assessore, «gli accordi definiranno anche il costo da pagare ai produttori e ai trasformatori della materia prima, ma anche a chi immette il bene sul mercato». L’ultimo elemento su cui Pier Luigi Cria si sofferma è il piano finanziario delle imprese. «Far parte di una filiera, di un gruppo di imprese che condividono un contratto commerciale, favorisce anche i componenti più deboli nell’accesso al credito – conclude – perché il sistema bancario guarda in modo diverso il singolo imprenditore e quello impegnato dentro un’aggregazione di imprese».

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Agricoltura
07/03/2018